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“Uomo donna”, il nuovo disco di Andrea Laszlo De Simone

Giu 12

Esistono dischi che vanno ascoltati in silenzio, con gli occhi chiusi, per imparare a sognare e, per un momento, disimparare a parlare. “Uomo donna”, il nuovo album del cantautore torinese Andrea Laszlo De Simone, uscito il 9 giugno per l’etichetta indipendente 42 Records, è uno di questi. Si ascolta abbandonandosi completamente, distaccandosi per un istante da sé stessi. Si comprende la profondità delle sue parole rinunciando necessariamente a capirle, cogliendo soltanto la semplicità del suo messaggio poetico. Il musicista ci permette di vedere il mondo, gli altri, le relazioni, l’uomo, la donna, la politica, le sue contraddizioni, in un modo disincantato, delicato, a volte violento, deformante, ma nei testi sempre estremamente lucido.
Non si è soli nella solitudine di De Simone, che preferisce essere lui stesso la sua band. La sua macchina del tempo, popolata da strumenti, voci, suoni, parole, va incontro alla vita, la osserva, da vicino, da lontano e infine la smaschera. Noi camminiamo insieme a lui e non possiamo far altro che sentirci parte del suo tutto. Il musicista canta le storie di uomini che hanno fame, delle guerre vere, quelle di uomini poveri d’amore e di quelle fatte solo di baci e di meraviglia. Intona riflessioni esistenziali e si avvale del suo vocabolario emotivo per creare racconti semplici, momenti delicati, imbevuti di quella dolcezza che solo i poeti, gli amanti del parole in movimento, sanno cogliere e cristallizzare in un tempo senza tempo. Il suo è un mondo psichedelico, rumoroso, incerto, ma autentico.
“Non mi aspetto che sia vero tutto quanto ciò che vivo e mi possiede”, così attacca il brano manifesto “Vieni a salvarmi”, il singolo del disco, la traccia che ha dato inizio alla collaborazione con la storica 42 Records. De Simone grida il suo bisogno di salvezza, l’angoscia di una realtà che ci “rende ciechi/ e non ha ragione/ è un’invenzione”, non perdendo la capacità di distaccarsene, per raccontare con chiarezza lo spazio che intercorre tra ciò che esiste veramente e le proiezioni dell’esistente, frutto di elaborazioni mentali.

La stessa forza espressiva vive nella traccia “Sono solo un uomo”, perché il cantautore non ha paura di riflettere sulla sua esistenza e fragilità (“a volte perdo parti di me/ rimango così solo/ in stati di abbandono”). Le dodici tracce sono attraversate da un filo che le unisce, creando una struttura circolare. La conclusione è il suo inizio: ogni brano è costruito da periodi musicali che hanno la necessità di ritrovare il proprio equilibrio indesimonecover quello successivo, collegati tra loro da voci alienanti, versi di animali mischiati a suoni industriali. Un album stratificato, coerente dal principio alla fine. Un progetto musicale che parte dalla tradizione della musica italiana (Battisti, Modugno, Battiato) e la accosta a sonorità psichedeliche di certi anni ’70, a sperimentazioni post-moderne. “Uomo Donna” è stato autoprodotto e registrato in presa diretta e successivamente post-prodotto e mixato utilizzando tecniche sperimentali a cavallo tra l’analogico e il digitale. Dentro ci sono echi dei Beatles, dei Verdena, di quella sofisticatezza intellettuale dei Baustelle, dell’elaborazione di Claudio Rocchi.
Grazie al sogno dell’amore l’artista torinese crea esplosioni armoniche, incanalate nelle strade disegnate da ogni singolo strumento. Il disco è una rappresentazione a quadri, dove ogni brano è un tableau vivant: storie di coraggio, ma anche di fragilità, di uomini dispersi nel mare che urlano e chiedono aiuto. Umanità che invocano pace, amore, solitudine, fino alla fine, anche quando il pensiero implode e ci fa capire quanto complessa e delicata sia l’esistenza, nel tentativo disperato “di ridare alla coscienza ciò che avete perso”.
La verità, se davvero esiste una, è che Andrea Laszlo De Simone è qui e ora, ma è anche altrove, nelle proiezioni del reale, dove forse può esistere una ragione, una soluzione ai suoi innumerevoli interrogativi. O semplicemente il silenzio, come risposta alla purezza delle sue riflessioni.

Serena Antinucci 12/06/2017

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