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Unica fonte, bagliori diversi, specchi in evoluzione: Miroirs/Ravel a villa Torlonia

Giu 03

“Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d’arte per guardare la propria anima” diceva George Bernard Shaw, scrittore e critico musicale irlandese. Se poi i due concetti – quello di specchio e quello di opera d’arte - si uniscono, si ottengono bagliori di anima incastonati tra note di ieri e note di oggi, tra riflessi del passato e riverberi del presente.
È proprio questo gioco caleidoscopico che Francesco Prode vuole ricreare con il progetto Miroirs/Ravel, presentato mercoledì 1 giugno nel teatro di Villa Torlonia in occasione del Fast Forward Festival. La rassegna di teatro musicale contemporaneo prodotta dal teatro dell’Opera di Roma, sotto la direzione artistica di Giorgio Battistelli, è la cornice perfetta per il pensiero originale di questo pianista romano che si è perfezionato all’estero e che gode di un’affermata fama internazionale. Il musicista infatti propone al pubblico un esercizio artistico quasi sensoriale: l’accostamento emotivo dei cinque brani “Miroirs” di Maurice Ravel ad altrettante nuove composizioni contemporanee, eseguite dallo stesso Prode ravelin prima assoluta.
Noctuelles” viene così affiancato a “La nuit de Maurice” di Alessandro Solbiati, seguita da “Oiseaux Tristes” di Martino Traversa e poi dalla versione originale del compositore francese. Di quest’ultimo è anche il brano seguente, “Une barque sur l’océan”, al quale si accompagna “Océan” di Giorgio Colombo Taccani. Riccardo Panfili con “Les mots de la Tribu” riverbera le tematiche del successivo “Alborada del Gracioso”, che si aggancia alla raveliana “La vallée des cloches” e alla composizione conclusiva “Verticale” di Vittorio Montalti.
Un ordine non lineare e non ordinario, come non lineare è la sensibilità umana e non ordinaria è la creatività del pianista. I passaggi tra le composizioni vengono suggellati dai cambi di luminosità e di colore della luce ideati da Andrea Miglio, che rendono ancora più suggestiva la location e ancora più profonda l’immersione in questo universo musicale sorto dalla combinazione di nuovo e meno nuovo, di conosciuto e di esplorante, di conquistato e di ricercato.
Il fil rouge che collega tra loro tutti i brani è la riscoperta, la ricreazione e la rielaborazione di un Suono originario e prismatico del quale sono sempre indagabili nuove sfaccettature e nuove dimensioni timbriche, dinamiche, addirittura fisiche, tramite l’utilizzo diretto anche delle corde e dei martelletti del pianoforte. L’esibizione è una valorizzazione della musica contemporanea, non tanto volta a un disarcionamento del passato quanto a un riconoscimento della potenza anche del presente e a un’effettiva presa di coscienza del ruolo e della responsabilità dell’artista all’interno della società attuale. Perché, per usare le parole del pianista stesso, gli artisti sono «i traduttori di una realtà complessa» e devono «cercare di renderla il più accessibile possibile con il vantaggio che l’arte rende tutto, anche le realtà più buie, pura catarsi».
Ritrovare un equilibrio, dunque, ed esplorare se stessi attraverso la musica, specchio dei tempi e dell’animo.

Giulia Zanichelli 03/06/2016

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