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Tra i confini di un'era: il ritorno di Alessio Bonomo

Ott 29

"Alessio Bonomo è un autore lapidario, ma mai esagerato. È timido come tutti i veri artisti. Le sue canzoni sono pillole di intelligenza poetica, mira diretto al cuore, senza imitare nessuno". (Roberto Vecchioni)

Pubblicare un disco a 14 anni di distanza dal primo è inusuale, ma nella carriera di Alessio Bonomo di usuale c'è davvero poco. In molti lo ricorderanno in quell'esibizione sul palco dell'Ariston nel 2000, quando cantava "La croce", brano contenuto nell'opera prima "La rosa dei venti" (2001), pubblicata dalla Sugar di Caterina Caselli. Ebbene, il 26 ottobre scorso il cantautore campano ha presentato, al Teatro Parioli, il suo nuovo progetto discografico "Tra i confini di un'era".
In questi anni non è rimasto certo inattivo – si vedano le collaborazioni con Avion Travel, Andrea Bocelli e Musica Nuda – ma il secondo disco suona quasi come un nuovo debutto per Bonomo, che ha deciso di contornarsi di figure che hanno segnato il suo percorso artistico: Alessandro Haber, Neri Marcorè, Fausto Mesolella, Ferruccio Spinetti, Pilar e Momo. Ma andiamo per ordine.
La serata, organizzata da Rapsodica e dall'etichetta Esordisco, viene introdotta dal video de "Gli uomini camminano sulla luna", brano che si interroga sul rapporto tra storia e realtà, tra ciò che ci è stato raccontato e ciò che è accaduto davvero. Brilla in scaletta "L'impermeabile blu", rilettura autorizzata – e un po' più rock – di "Famous Blue Raincot", superba ballata di Leonard Cohen. Sin da subito ci si accorge che non si assisterà a un concerto puro e semplice, ma a uno spettacolo visionario che mescola musica, parole e immagini – suggestive le video proiezioni a fondo palco – per riflettere sui cambiamenti del mondo e cercare risposte che, forse, non ci sono.
Un canuto Alessandro Haber delizia il pubblico con due estratti da "Haber bacia tutti", disco di cui Bonomo ha curato testi, musiche e produzione. Momo canta il suo "Freddo" e poi duetta con il padrone di casa in "Impagabile"; Neri Marcorè regala un monologo di Gaber e Giugno '73 di Faber. Il tempo si ferma quando sale sul palco Fausto Mesolella, produttore del disco d'esordio di Bonomo. Silenzioso, discreto, occhiali tondi e basco nero, ipnotizza gli astanti con due brani dal suo "Canto Stefano", "Anima" e "Quello che non voglio": due poesie di Stefano Benni – la seconda scritta per De André – che diventano un divertissement di arpeggi e cambi di ritmo e suono; poi, insieme al contrabbasso di Spinetti, accompagna i potenti acuti di Pilar.
L'alternanza tra ospiti e band crea un piacevole diversivo e rende dinamico lo spettacolo. Con una prosa ritmica accattivante, Alessio Bonomo analizza la profonda crisi culturale che il mondo vive, cerca di carpirne l'essenza e lo fa chiedendo aiuto a dei testimoni che, come lui, hanno la sensazione di sentirsi "tra i confini di un'era".

Daniele Sidonio 29/10/2015