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There’s a girl on the moon / Amber eyes and lips blue”. Il suo nome è Eleonora Betti, e anche se non ha le labbra blu, sulla Luna ci va. A volte. No, non per cercare il senno di ariostesca memoria, ma per trovare l’ispirazione. Sulla Terra ci vive, suona, compone e canta. E viaggia. Toscana di origini, romana di adozione, un periodo londinese alle spalle, con le sue canzoni, in italiano e in inglese, la cantautrice racconta soprattutto il suo viaggio interiore perpetuo. Il 16 marzo è uscito per RadiciMusic Records il suo primo album come solista, “Il divieto di sbagliare”, presentato il 29 marzo a 'Na Cosetta.
A caratterizzare quest’opera prima è il binomio semplicità plus omogeneità. Una coerenza di stile, ritmo e temi percorre ordinatamente le dieci track dell’album; l’unica variazione ammessa è rappresentata dall’inserimento di tre brani in inglese e da una versione elettronica (feat Orang3) di “Thunder”. Costruiscono le trame dei brani i ricordi di storia vissuta (scuola, amore, infanzia nell’immaginario della giovanissima cantautrice) e un gioco di cristallizzazione/proiezione di stati d’animo che va dal quotidiano particolare all’universale assoluto. “Quella di matematica lo aveva detto / che se ripeti tanto e male / proprio non ha senso” (in “Quaranta volte”, track di apertura) si riferisce agli insegnamenti di vita di una professoressa che sottolineava l’importanza della qualità sulla quantità; seguono le immagini della solitudine condivisa di Lui e di Lei sulla Luna (“On the Moon”), e ancora il tuono come simbolo del tempestoso processo diSchermata 2018 05 21 alle 20.29.52 crescita (“Thunder”). 
All’uniformità di contenuti, corrisponde un’uniformità formale e così la struttura delle canzoni, nella sua ripetitiva prevedibilità, corre il rischio di stancare. La strumentazione è essenziale: il pianoforte domina, suonato da Eleonora Betti stessa, poi gli archi (Mario Gentili, Giuseppe Tortora). Con parsimonia e delicatezza sono impiegati anche chitarra classica e acustica (Gianluca Persichetti, Diana Tejera), il flicorno (Ersilia Prosperi) e il glockenspiel (di nuovo Elenora Betti). Regina indiscussa della partitura e della strumentazione, però, è solo lei, la voce della cantautrice, vibrante e calma. Educata al jazz, al fado portoghese, al rock e alle sonorità più intimiste e oniriche delle ninne nanne, Eleonora Betti raggiunge esiti vicini alle vocalità di Florence Welch (vocalist e frontwoman della band Florence and the Machine) quando si cimenta con i testi inglesi. Ricorda alcune performance di cantanti che hanno prestato la loro voce ai personaggi dei film d’animazione Disney e non: nelle due note insistite del glockenspiel che apre “On the Moon”, l’effetto carillon riporta subito a quel “Once Upon a December” della colonna sonora del cartone “Anastasia” (1997).
Regina indiscussa è la sua dotata voce di velluto. Una tendenza al compiacimento formalistico-virtuosistico produce però pause e sospensioni forse troppo lunghe, e crea un’aritmia nella narrazione poetica e musicale. Non risulta immediato per l’ascoltatore trovare un’immagine o una sensazione forte da conservare nella memoria. Eccezion fatta per alcune suggestioni prese in prestito dalla tradizione favolistica come il Bianconiglio di “Alice nel paese delle meraviglie” (citato esplicitamente in “Il coniglio bianco”), o ancora “Cappuccetto Rosso” (in “Little Red Riding Hood”); nei testi manca quel quid poetico che ha reso grande molta della canzone d’autore italiana. Forse il titolo – quel “Divieto di sbagliare / che è prigione naturale” – non è propizio per un’opera prima.

Alessandra Pratesi  21/05/2018

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