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RUVIO, il primo album di Alessandro Ruvio: quando le parole e le note sembrano conoscerti

Giu 10

Sembra che Alessandro Ruvio stia parlando proprio di te quando si ascoltano le canzoni contenute nel suo primo album, RUVIO.
Parole semplici, a volte così dirette, a volte così poetiche, che non entrano nel cuore, perché vi sono già dentro. Ruvio le mette in musica, le canta e così le tira fuori dalla testa di ognuno, facendo sì che tutti si sentano meno soli con quei pensieri che sembrano aggrovigliarsi nella mente, tutti i giorni.
Una sonorità che ricorda il pop degli anni ’90 e i primi 2000, ma una voce che, con spontaneità, ha voglia di raccontare di noi e dell’oggi: sentimenti, attitudini, banalità quotidiane di cui non ci si rende più conto.
Dopo i singoli “Concedetemi un giorno” e “sConosciuti a Milano”, venerdì 22 marzo è uscito su tutti i digital store RUVIO, il primo album omonimo del cantautore e musicista calabrese che inaugura le produzioni di “Non è mica Dischi”, etichetta nata dal concorso "Non è mica da questi particolari che si giudica un cantautore", col supporto di Noteum Srls.
Alessandro Ruvio è nato a Cosenza nel 1985, la sua vita si divide tra l’amore per la musica e la ricerca universitaria. Nel 2008 compone la colonna sonora del libro “Colibrì e i libri nitidi” di Francesco Giannino (Officine Buone Onlus) con la collaborazione dell’attore italiano Loris Fabiani.
Nel 2009 è il chitarrista del musical “E mi ritorni in mente 2” con Franco Oppini per la regia di Renato Giordano. Nel 2013 comincia a scrivere canzoni e dal 2017 inizia ad esibirsi dal vivo: con il brano “Lo stesso passo” arriva in semifinale al Premio Pierangelo Bertoli. Inoltre, da dieci anni, fa parte dei “The Rubber Soul”, con cui partecipa a programmi televisivi RAI come “Domenica In” e “I raccomandati”. fqR99Tfg.jpeg
L’album RUVIO si compone di 8 brani in cui ci si perde piacevolmente e pur ascoltandoli mentre si sta facendo altro, non si può non fermarsi a quelle parole: “Ti saresti aspettato qualcosa di più” racconta di come sia impossibile vivere senza aspettative, desideri, grandi progetti. Forse, tuttavia, troppo spesso ci si lascia prendere nel vortice della prospettiva, dimenticandosi del “qui e ora” e che la vita va vissuta e goduta giorno per giorno, per quello che è, senza pensare a quel “qualcosa in più” che, forse, già c’è, senza rendersene conto.
Un ritornello che entra in testa e con ritmo genuino racconta una storia d’amore finita e una che nasce, “Come sarebbe bello” è il secondo pezzo della tracklist: tutte le esperienze, anche quelle più tristi, necessitano di uno spirito di leggerezza, di cui si ha sempre bisogno.
“Cosa credi sia felicità?” domanda Ruvio in “A qualcuno importa”, una canzone sui pregiudizi e sulle sciocche convinzioni che si sostengono, spesso, senza reale convinzione, ma solo per gratuità e fingere che ciò in cui si crede possa portare all’equilibrio, alla felicità che, tuttavia, “viene e va”. Il sassofono, sul finale, sembra essere un vero e proprio grido di liberazione.
“La festa di Ferragosto” è il manifesto di come oggi ci si senta in dovere di fare e partecipare, più per dire e mostrare di stare a farlo che non per sentirlo realmente. Così, ci si ritrova a una festa di Ferragosto con “la solita gente, il solito posto e la gente che non ha voglia di fare niente”.
“Mi sono rotto il cazzo”, una frase che ci si dovrebbe scrivere in fronte: è quello che, infatti, Ruvio canta in “Perbenisti e giovani eroi”, una protesta contro tutte quelle storture della società e del mondo verso le quali, però, non si ha il coraggio di ribellarsi.
“Ci vuole entusiasmo” è, invece, un dolce inno che ricorda di affrontare la vita con serenità e prontezza, guardando il bicchiere sempre mezzo pieno: “ci vuole entusiasmo con un giorno di pioggia o con il sole (…) anche a rischiare di sbagliare”.
Con “sConosciuti a Milano” siamo a Febbraio, il mese del Festival della canzone e anche dell’amore: i ritmi della frenetica Milano insieme a quelli delle note canzoni del Festival di Sanremo raccontano i tempi di un incontro amoroso. Prendersi, lasciarsi, ritrovarsi, conoscersi è, in fondo, “sConoscersi”.
Chiude l’album una carezza, un sound delicato, “Concedetemi un giorno”, in cui Alessandro Ruvio è accompagnato da Eleonora Tosto: due voci cantano la paura, l’esitazione di vivere, l’angoscia che a volte assale e poi, però, quando tutto sembra perduto, la vita si riaccende “portami a nuotare in mezzo al mare”.
Lo scrittore americano Francis Scott Fitzgerald scriveva che «la parte più bella di tutta la letteratura è scoprire che i tuoi desideri sono desideri universali, che non sei solo o isolato. Tu appartieni”, un discorso che si estende bene anche alla musica e Alessandro Ruvio con le sue parole e l’empatia che riesce a creare, si avvicina, così, a tutti gli ascoltatori.

Noemi Riccitelli 10/06/2019

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