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Pàrtiri, il nuovo lavoro dei Vorianova. Viaggiare, amare e attendere, elementi di un disco fra radici sicule e sentimenti universali

Giu 11

«Partu e mi spennu cu sugnu, amunì ca s’arriva nfunnu, priatu di dire aunnè, arrivati è comu pàrtiri arrè». Arrivare è come partire di nuovo, queste le parole contenute nella traccia d’apertura dell’ultimo lavoro in studio dei Vorianova, Pàrtiri, pubblicato il 28 gennaio 2019 dalla casa discografica Isola Tobia Label. Un album in movimento, permeato dal concetto della partenza; una partenza necessaria, costruttiva e riflessiva. Un viaggio all’interno della nostra umanità, fatta di emozioni, sogni e numerose esperienze, dalle quali trarre conclusioni che arricchiranno il bagaglio del nostro prossimo viaggio, sia questo fisico oppure interiore.

VorianovaComp1I Vorianova, gruppo formatosi nella piccola Isnello in provincia di Palermo, tornano sulla scena musicale a tre anni dal loro terzo lavoro Cunti di Ventu, incidendo undici tracce dalla forte carica espressiva e poetica, capaci, nonostante il dialetto siciliano, di raggiungere ogni tipo di pubblico e di sensibilità. Il successo della loro musica è confermato dai numerosi premi e riconoscimenti ottenuti nell’arco della loro carriera, fortemente segnata dalla ricerca di sonorità in grado di dar respiro e vita alla tradizione locale, donandole la forza di un nuovo vento (Voria - Vento) che attraversi l’intero nostro paese.
Il punto di arrivo di questa ricerca è raccontato in Pàrtiri, un album che scorre senza interruzione, come un flusso di coscienza che tocca diversi aspetti della nostra vita, dall’amore per una donna a quello per la propria terra, dal tempo che avanza inesorabile al piacere di fermarsi e riflettere, con lo sguardo di un adulto ma il sorriso di un bambino. È un lavoro dove ogni componente del gruppo trova la sua giusta dimensione, mostrando una singolare capacità di unire un sound tipico del folklore locale e della tradizione sicula con caratteristiche rubate al rock contemporaneo e qualche venatura progressive. La voce di Biagio Di Gesaro ci accompagna in questo viaggio, esaltata dall’utilizzo del dialetto che scandisce poeticamente le melodie dei testi. Luca Di Martino, principale compositore delle musiche dei Vorianova, fa vibrare le sei corde della sua chitarra con arpeggi e ritmiche coinvolgenti, concedendosi a tratti qualche momento da solista. Le atmosfere sognanti sono affidate invece ad Alessandra Macellaro La Franca, che con pianoforte e synth esalta quelli che sono i momenti più progressive dell’album. Infine, le fondamenta dei brani, batteria e linea di basso, spettano rispettivamente a Fabrizio Pezzino e Romina Denaro, il primo con evidenti influenze jazz fusion, la seconda delicata e accogliente con le frequenze che scaturiscono dal basso elettrico e dal suo contrabbasso.

Una particolarità che emerge all’istante dall’ascolto di questo album è la capacità dei Vorianova di parlare attraverso il linguaggio universale della musica. Il dialetto, spesso dalla difficile comprensione, appare come tradotto dagli strumenti che lo accompagnano, capaci di esprimere senza difficoltà quello che le parole cercano di narrare, e tutto acquista un senso. Ogni brano trasmette perfettamente il significato di ogni singola parola e la voce di Di Gesaro diventa familiare, qualcosa di conosciuto e intimo. Non si può far a meno di VorianovComp2cogliere aspetti personali e autobiografici in queste undici tracce, fortemente ancorate ad una cultura mediterranea ed espressione di un riflettere tipico di ogni individuo. Il primo singolo estratto “La me Terra”, ad esempio, è un brano che racconta l’amore per le proprie origini, per la Sicilia, ma potrebbe tranquillamente parlare del luogo caro a ciascun ascoltatore, abbracciando indistintamente chiunque abbia a cuore i propri luoghi natii dai quali magari è dovuto partire e sogna di ritornare. Da sottolineare il bellissimo assolo di synth che mostra tutta la bravura del gruppo nel richiamare generi diversi, fra cui un sound tipicamente anni settanta, proprio dell’ambiente progressive. Troviamo poi tracce come “Ragiuni d’amuri” e “Affaccia cori miu” che poeticamente parlano di amore, la prima in modo immateriale, vivo ragionamento su uno dei sentimenti più narrati nella storia della musica, la seconda in modo concreto, storia di un uomo che sotto la pioggia cerca di riconquistare la donna perduta con una serenata sotto al balcone. Proprio in questo brano Di Martino si lascia andare ad un bellissimo assolo accompagnato dal suono di un violino che esalta il suono della chitarra in un contrasto fra delicatezza e distorsione. I Vorianova sperimentano per tutta la durata dell’album, presentando canzoni dalle numerose sfumature, concedendosi con “A lu paisi” una ballata tipicamente tradizionale. Un brano allegro e ritmato che ci trascina a Isnello e sembra farci rivivere quelle strade che loro descrivono come «strati chini di paroli e di culura» piene di parole e di colori.

Un disco completo, senza un momento di esitazione, che non si vergogna di trattare temi spesso ritenuti scontati per un musicista ma affrontati con grande capacità da parte dei Vorianova. Un disco che è un inno alla vita, fatta di incertezze e di domande, ma anche di piacere nel cercare le risposte, nello scoprire se stessi e nel concedersi un po’ di tempo, come espresso nell’ultima canzone “U tempu di na vita” con le parole «Parrimi di tia, tanto u tempu l’hai, abbentiti n’anticchia, è sulu musica», tradotto «Parlami di te, tanto il tempo ce l’hai, riposati un po’, è solo musica». Un invito a prendersi il tempo che serve; magari non troppo; sicuramente quanto necessario per ascoltare la narrazione in musica dei Vorianova.

Lorenzo Bartolini 11-06-2019

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