“Cercami negli occhi
di chi per strada incontrerai
sono nei riflessi fatto in mille pezzi”
Si respira l’amore che torna e che forse non se ne è mai andato, rimasto lì nascosto e coperto dalle tempeste della vita, quell’amore che semplicemente non passa e non passerà mai, nel nuovo tour dei Negramaro che sabato scorso hanno infiammato lo Stadio Olimpico di Roma con un incantevole concerto-spettacolo.
I successi del nuovo album “Amore che torni”, uscito lo scorso novembre, si sono alternati alle loro più celebri hits su un palcoscenico caleidoscopico, con una scenografia imponente e cinematografica, quasi kubrikiana, realizzata da Giò Forma e costituita da sei cubi, che ruotano, si scompongono e ricompongono, uno per ogni componente della band salentina, la quale entra in scena dirompente guidata dal loro frontman Giuliano Sangiorgi sulle note di “Fino all’imbrunire”.
All’imbrunire appunto è un crescendo di luci, suoni, energia e poesia: dalle emozionanti e sentite melodie di Ti è mai successo? a La prima volta, passando per Estate, Sei tu la mia città, Il posto dei santi, Mi basta, Attenta, Parlami d’amore, fino a Per uno come me e L’amore qui non passa.
Un concerto che è vita e sa di vita, in cui l’esistenza scorre in tutte le sue forme, dall’amicizia, alla paternità, alla scomparsa che ne è parte integrante e che si può superare con la potenza della memoria, attraverso un ponte diretto con chi ci guarda da quello sprazzo di cielo che si affaccia tra le tribune. Toccante a tal proposito il ricordo di Dolores O’ Riordan che Sangiorgi celebra cantando “Senza Fiato” sospeso nell’aria, in bilico come un funambolo sul filo delle emozioni. Ecco così che la cantante dei The Cranberries e la sua voce tornano a vibrare e a farsi sentire.
Non manca poi naturalmente l’amore declinato in tutte le sue forme e uguale per tutti. Un diritto che non deve essere negato a nessuno, soprattutto a chi attraversa il mare per raggiungere il sogno di invecchiare in un posto migliore. “Per uno come me” risuona, allora, a unire due puntini distanti, divisi di barconi e naufragi, diventando occasione per aprire una parentesi sul sociale e la questione migranti.
Siamo tutti fratelli immersi nello stesso mare e l’onda di energia travolge lo stadio che salta e canta unito al ritmo di Via le mani dagli occhi, L’immenso, Meraviglioso, Nuvole e lenzuola: sono note che accompagnano forme di poesia in musica, in cui momenti rock si alternano ad alti più intimi e toccanti, piano, voce e chitarra, fino al medley finale che trasforma l’Olimpico in una discoteca a cielo aperto.
Un’esplosione di frammenti di vita, di tante vite, di gioie, dolori, esperienze che la musica, i versi e lo stile dei Negramaro esprimono, invadendo pancia, cuore, mente con la loro sensibilità, intimità e sound inimitabile.
La potenza vocale inconfondibile di Giuliano Sangiorgi, vero e proprio animale da palcoscenico, sorretta dalla tecnica, l’eclettismo e la versatilità di Emanuele Spedicato alla chitarra, Ermanno Carla’ al basso, Andrea Mariano al pianoforte, Danilo Tasco alla batteria, Andrea De Rocco alla fisarmonica, costruisce uno show che tra ballad, rock, pop, elettronica, effetti speciali, video, proiezioni, led, fuochi, fiamme, momenti dance e di riflessione, abbraccia l’arte nella sua totalità, nella sua essenza più pura, a indicare come la musica sia il motore da cui ogni cosa ha inizio, principio ed essenza vitale di un amore che torna e invita a sognare, sperare, sopravvivere, proprio come il carisma , il talento, l’empatia di una delle band più travolgenti del panorama musicale italiano, destinata a restare nel tempo.
Maresa Palmacci 02-07-2018