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La Shenzhen Symphony Orchestra incanta l’Auditorium Parco della Musica di Roma

Set 17

Un’esplosione di virtuosismo tecnico e compostezza esecutiva contraddistingue il concerto della Shenzhen Symphony Orchestra, il 15 settembre, presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Un equilibrio perfetto incanta il pubblico della Sala Santa Cecilia, circondato dalla potenza di un suono corposo, pulito, mai eccessivo. La Shenzhen diretta dal Maestro Lin Daye è una delle migliori orchestre professionali della Cina, distinguendosi sempre per l’alto livello di eccellenza al suo interno e un profilo internazionale che le ha permesso di esibirsi sui migliori palcoscenici internazionali. Lin Daye, Primo Premio nel 2012 al 6° “Concorso Internazionale per Direttori Sir Georg Solti” di Francoforte è dal 2008 Direttore stabile della Shenzhen e dal 2010 Direttore principale della Guangzhou Symphony Orchestra, con la quale si è esibito a Berlino, al Teatro La Fenice di Venezia, a Zurigo, a Singapore, a Ginevra e a Sydney. Al pianoforte la solista cinese Zhang Zuo, un connubio perfetto tra tecnicismo e intensità. Il suo dialogo intimo con il pianoforte è sorretto da una potenza espressiva, una carica travolgente che fa di lei un’importante solista. Ha collaborato con la BBC Symphony, BBC Philharmonic, London Phliharmonic, Los Angeles Phliharmonic, Cicinnati Symphony e Shanghai Symphony Orchestra.shenzen2
La Shenzhen prende avvio con un’impeccabile esecuzione dell’Ouverture del “Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini, un momento di raccoglimento e di esaltazione dell’ordine interno alla partitura interpretato in maniera raffinata e potente. Dopo un’introduzione lenta (Andante Maestoso) si fa spazio l’Allegro, in cui si alternano i due temi principali e si ripetono ricongiungendosi, infine a un terzo. Le due aree tematiche vengono sviluppate dall’intero organico orchestrale e riprese tacitamente dall’oboe, dal clarinetto e dal corno. Il pezzo si conclude con un crescendo tipicamente rossiniano, seguito da un finale spettacolare, con l’intervento massiccio degli ottoni e la riaffermazione della tonalità d’impianto, il mi maggiore. Concepita in origine per
L'Aureliano in Palmira (1813), traferita con modifiche, nell’ “Elisabetta, regina d’Inghilterra” (1815) e sistemata definitivamente nel “Barbiere di Siviglia” (1816), l’Ouverture è la rappresentazione di un’architettura musicale imponente, un vero capolavoro di potenza e solidità strutturale. Il concerto diventa ancora più intenso con due esemplari capolavori della musica russa. Protagonista del concerto n. 2 in do minore op. 18 di Sergej Rachmaninoff è la pianista Zhang Zuo, interprete prediletta di un’opera fondamentale del repertorio romantico, che esige perfezione tecnica e una spiccata sensibilità espressiva. Il concerto venne presentato dal compositore nel 1901 e dedicato a Nicholai Dahl, specialista nel campo della neuropsichiatria, che lo tenne in cura. Nei salti di ottave ascendenti e discendenti e negli accordi risonanti, emerge la vastità della natura musicale di un brano che venne concepito all’epoca dopo un’ipnosi, un profondo contatto con il sé più puro. A partire dalle prime battute del “Moderato” il pianoforte si impone con forza e determinazione, il tocco delicato delle shenzen3mani della pianista sulla tastiera esprime, con forza, il senso reale di tale percorso, per poi dare spazio nel “Moderato” alla voce dell’intera orchestra. Si realizza così un incontro poetico, magico, mentre la pianista conduce il dialogo con la compagine, prima di lasciar andare il tema principale al flauto e poi al clarinetto. Verso la fine il pianoforte viene sostenuto nuovamente dalle architetture stabili, sicure degli archi e dal pizzicato dei contrabbassi, Con l’Allegro scherzando dal sapore marziale si introduce un altro tema romantico, doloroso e travolgente, proposto dalle viole e dall’oboe. La serata si conclude con la “Suite sinfonica op. 35 Shéhérazade” di Nikolaj Rimskij-Korasakov, una tra le pagine più significative e interessanti del compositore russo. L’opera, composta nell’estate del 1888, nasce dal desiderio di creare un brano dalle atmosfere orientali, congiungendo un linguaggio classico a uno più sperimentale, a partire da una ricerca sonora articolata. La Suite prende spunto dalla raccolta di novelle orientali delle “Mille e una notte”, conosciute in versione russa sin dal tardo Settecento. Come in un racconto, in cui si presentano i due personaggi principali, il Sultano e Shéhérazade, il filo narrativo scivola e si dipana nel tessuto armonico, alternando due figure musicali distinte e riconoscibili. Straordinaria esecuzione dell’orchestra Shenzhen e del Direttore Lin Daye, capaci di accogliere le sfumature di un linguaggio dinamico, affascinante, cadenzato dalla voce romantica del primo violino Ching-Ting Chang, che stila trame nascoste con grazia solenne. Il viaggio sonoro emotivamente coinvolgente conferma la versatilità e il talento di una delle più importanti orchestre dell’Asia, che conclude con questo concerto la sua prima tournée italiana, nell’ambito della rassegna “Giro del mondo in tre orchestre”, promossa dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Serena Antinucci 17/09/2016

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