Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

La rivoluzione musicale di Giovanni Truppi

Gen 18

«Allo stesso modo in cui ho libertà nel mondo, ho anche libertà nei miei pensieri» diceva Carl Gustav Jung. Giovanni Truppi è l’esempio dell’artista che nel suo universo esprime con naturale libertà il proprio pensiero musicale. Talvolta, ascoltandolo, si ha l’idea che esca fuori dal nostro mondo e fluttuando raggiunga un luogo sconosciuto, nel quale è ancora possibile pensare, scoprire, creare. Giovanni Truppi, classe 1981, è un giovane cantautore napoletano, romano d’adozione e osservatore acuto, ironico e dalla verve geniale. Il suo ultimo album, dal titolo Giovanni Truppi (Woodworm), uscito nel gennaio 2015 è espressione poetica di una parola leggera e profonda, che vive in superficie, ma che scava nell’interiorità. Le sue sono architetture sonore essenziali, minimali, accompagnate da una voce esile, che sa essere grazia sublime e puro istrionismo. L’ultimo disco del polistrumentista Truppi lo rappresenta in quanto scrutatore delle esistenze, dei temi sociali e dei valori del nostro tempo; sguardo attento di un io che vive la tensione manichea del presente e incita alla rivoluzione, al potere delle idee, del sistema.
Ma quale? Di sicuro non quello democratico che cela se stesso dietro una maschera, ma nemmeno quello degli uomini, perché in fondo sono tutti cattivi, o forse lo sono diventati, “per sopraffazione che poi è anche distrazione”. “L’immateriale che è dentro ogni cosa”. Incurante di tutto, sollecitato da smanie nevrotiche e da ossessivi interrogativi, si rivolge anche a Papa Francesco (Lettera a Papa Francesco I), con quel monito “Francesco scioglila” e verrebbe quasi da chiedergli, ma cosa? La Chiesa! Perché, come recita cantando Giovanni, così rapidamente, con i suoi scioglilingua, che ostinatamente ripetiamo anche a noi stessi: “la vita è tutta da ripensare, da riconquistare, da reinventare”. Un testo impegnato, politico, metafisico, che prende spunto dal lavoro di collaborazione con lo scrittore Antonio Moresco. Una rivelazione di verità alleggerita da figure ripetute e sincopate della chitarra e della batteria che inseguono le parole frettolose e spiccano nella storia, la sua, la nostra. Difficile capire quale sia la strada da perseguire. Truppi nel suo disco coglie la verità, la interiorizza e ne fa arte, ricerca. Musica.
Insegue il suo filo in Conversazione con Marco sui destini dell’umanità e in Tutto l’universo, brani dove esprime momenti di solitudine, realizzati da accompagnamenti musicali scarni e flussi ininterrotti di parole. Sicuramente il solipsismo vissuto in molti live (soprattutto all’inizio) lo ha aiutato a stabilire connessioni misteriose con se stesso e con il pubblico, che empaticamente vive insieme a lui l’euforia del momento e lo accompagna nella sua ricerca introspettiva. Allora se l’arte, qualunque essa sia, ha anche il dovere di smuovere le coscienze, indirizzandole all’esercizio arguto dell’intelletto, Giovanni Truppi è l’artista che fa della musica pensiero in perenne movimento.
È capace di elaborazioni stilistiche e di genere, affini ad una particolare musica leggera italiana (pensiamo a Rino Gaetano, Enzo Jannacci o a Paolo Conte), fino al jazz, al pop e al cantautorato tout court. Costruisce forme che non rispondono al puro formalismo, ma a una coerenza strutturale, dentro la quale incanalare un flusso musicale liberatorio, impulsivo. Rispetto ai dischi precedenti (C’è un me dentro di me, 2010 e Il mondo è come te lo metti in testa, 2013-), forse più esperimenti di conoscenza che sperimentazioni, l’ultimo album è essenzialità di linguaggi musicali, accurato nell’elaborazione e disturbato da invadenze punk, cortocircuiti, per niente destabilizzanti, bensì illuminanti.
E allora Stai andando bene Giovanni. Il primo singolo del disco, oltre ad essere autoironica presentazione è anche carismatica partitura di tensioni esplosive, metafora di un percorso artistico agli inizi, che strepita per esserci, ma che già urla. Con l’armonia di un’infanzia passata, trasmutata in giovinezza oramai finita, Truppi naviga nell’inconscio e nella Storia, nella semplicità del quotidiano e non ha paura di stare nelle logiche aride e contradditorie della nostra società. Il suo disco è un manifesto d’avanguardia, politico e parla un linguaggio vicino a noi, alle nostre attese disattese, alle angosce provate o rifiutate, esprimendosi con fragore intellettivo e delicatezza spirituale.
La salvezza arriva da “qualcuno che parte per primo”. Vai Giovanni!

Serena Antinucci 18/01/2016

La copertina del disco è stata realizzata dall’illustratrice Cristina Portolano

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM