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"Senso" di Guido Maria Grillo: un album tra passato e contemporaneità

Mar 28

É “un filo rosso tra Giuseppe Verdi e la contemporaneità” l'ultimo album di Guido Maria Grillo intitolato Senso, prodotto da Barezzi Festival e Giovanni Sparano. Un lavoro d'altri tempi perchè registrato in presa diretta e in analogico con un ensemble da camera ma profondamente attuale grazie agli arrangiamenti e ai suoni dinamici. Un percorso emozionante e sensoriale che coinvolge non solo l'udito ma la parte più profonda del nostro essere.
Cantautore e autore di teatro da sempre in stretto contatto con l'arte, Grillo è cresciuto nella casa materna, piena di quadri dello zio pittore, dove il nonno - tenore e violinista – e lo zio – grande esperto di Giacomo Puccini - intonavano arie d'Opera. Insieme alla lirica, Guido Maria si è appassionato ad altri generi musicali e a cantautori come Tenco, Jeff Buckley e Fabrizio De Andrè. Dalla madre, invece, ha ereditato sensibilità artistica e doti vocali. Questa familiarità con tutto ciò che è “d'arte”, il tanto studio e l'impegno lo hanno portato nel Marzo 2019 a pubblicare con Senso nove brani (più un omaggio a Va Pensiero di Verdi) per la noenata Barezzi Label. I nove pezzi sono frutto di arrangiamenti solenni nati dalle collaborazioni con Roberto Esposito e Giovanni Rago ma che rispettanno l'istinto e le pulsioni del cantante stesso.
Senso si apre con Corpo Nudo, un'intensa poesia per l'amata angelicata nella quale viene dichiarato quanto si voglia quell'amore vero che tutti cercano. “Fino alla fine di me sarai felice”: l'intensità del bravo arriva qui al suo punto più alto. In Nessuna Cura vengono confessate le debolezze dell'umano in tema d'amore: ci vuole poco per non prendersi più cura dell'altro perchè i difetti, le aggressività e le debolezze mettono in difficoltà. In questa canzone Grillo afferma tutto ciò con un'incredibile delicatezza: “se scoprissi tutte le mie vanità, non avresti più nessuna cura di me”. Il terzo pezzo Cosa conta rompe in parte la dolce melodia dei primi due perchè più ritmato. È un'espressione di rimpianto e insieme disprezzo di un difetto che tutte le persone hanno: capire l'importanza di qualcosa quando non l'hanno più. In Salsedine (mi avvelena) la musica è così dolce che ci porta davvero in riva al mare dove i pensieri vengono lasciati liberi. Si passa poi a L'attimo dell'abbandono, il momento più temuto di tutti soprattutto quando si ha amato tanto. La melodia fa percepire la paura di essere abbandonati: alla fine il confine tra il per sempre e il lasciarsi è molto sottile. Canzone per me è invece una riflessione, un'analisi su quante volte si rischia di “chiamare amore un veleno con il profumo di rosa”. Si prosegue con Egoismo, un brano che analizza come molto spesso è l'individualismo la prima sconfitta di una relazione. Quando l'amore finisce, scatta in ciascuno di noi un meccanismo di autodifesa che porta a proteggere noi stessi prima di preoccuparsi dell'altro. Con la Speranza è una trappola Grillo afferma che “qui è tutto da rifare”: uno sfogo contro quella dialettica che suscita in noi speranza senza però raccontarci la verità. In Tutto quello che un figlio si torna a parlare di amore ma tra genitori e figli. Senso si chiude con Va, Pensiero, chiaro tributo al grande Giuseppe Verdi e all'opera lirica in generale che rimane un cardine nella crescita di Grillo.
L'ascolto di questo disco è dunque un percorso, un racconto narrato con talento e accompagnato da una musica che sa ispirare e confortare e che sfiscera il tema dell'amore in tutte le sue sfaccettature positive e negative.

Chiara Rapelli 28/03/19