Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

Get Well Soon: quanto Love al Quirinetta

Apr 26

Mercoledì 20 aprile a fare da Comitato Accoglienza sul palco del Quirinetta è spettato a quattro rosse, snelle ma non certo discrete, lettere giganti: L. O. V. E.
Con tutto la loro aurea evocativa facevano da sfondo a un Konstantin Gropper di bianco vestito e all’ondeggiante carrozzone di Get Well Soon, sarcasticamente sornione nell’architettare una siffatta scenografia solo per il gusto di ricordarci di essere instancabilmente single. Grazie.
Oltre a questo – evidente - motivo, le sopracitate lettere ritraevano anche il titolo del suo ultimo album, “Love”, in viaggio per tutta Europa, nella speranza che i dimenticati anni ’70 tornino presto tra noi con tanto di fiori, colori e cannoni carichi di amore!
Solitamente grintosi e tendenti al salterello, avremmo preferito scaricare un po’ di tensioni represse, scatenandoci nella sala di via Minghetti, al ritmo di quel cupo ma energico rock teutonico. Invece il tedesco classe 1980 ha deciso di riversare nel suo ultimo lavoro il più nobile e convenzionale dei sentimenti, addolcendo tanto le sue gotiche armonie, quanto le ritmiche; trattenute e obbedienti, conferiscono infatti all’intero album uno slancio tipicamente pop. Oltre all’amore, in questi ultimi due anni di silenzio, Gropper ha trovato anche una buona linea melodica, che avvolge ogni pezzo in una tangibile atmosfera delicata ma riverbera eccessivamente delle sonorità anni ’70.
Non pretendendo di assistere ogni sera a esibizioni che contengono il germe della rivoluzione musicale, evitiamo inutili lamentele verso quelle che, crediamo, siano semplicemente preferenze e che una stabile consistenza artistica vada riconosciuta tanto al live, quanto all’album. Ma almeno una piccola riserva avremmo tanto voluto esigerla: niente tamburelli.
E invece, proprio per l’ultimo brano, ad arricchire il già esauriente sestetto (che tra corde, valvole, mixer e bacchette maneggiava all’incirca una decina di strumenti) sono arrivati i sonagli dell’allegria per eccellenza. Ma è stato proprio qui, mentre ci salutavano con la loro Marienbad, che inaspettatamente hanno tirato fuori quella grinta e quell’energia che ha impedito l’immobilità. Con un climax ritmico e armonico hanno strappato dal soporifero movimento ondulatorio sia noi, sia le decine di coppie innamorate alle quali, invece, quel bucolico torpore aveva fin a quel momento giovato.
Caro Get Well Soon, bene il love, sopportiamo il pop, ma quando fai del rock, siamo perdutamente tuoi.

Elena Pelloni 26/04/2016

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM