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Il Fortissimo Festival mix tra Italia e Tunisia: la musica classica e il tango ponte tra i due Paesi

Mag 23

TUNISI – A guardare la cartina, la Tunisia sembra una bocca sdentata. I tre grandi golfi che la ritagliano appaiono come i vuoti di una dentatura. O un cavalluccio marino nel suo incedere, dondolandosi nella sua danza, protraendo in avanti la testa e il suo beccuccio nel suo caratteristico cavalcare così flessuosi, così fragili, delicati e trasparenti. Il caldo è un lungo abbraccio stretto mentre la brezza che arriva dal mare ha il potere di risvegliare i sensi, scuotere le spalle, far spalancare gli occhi dopo tanto sole che li ha fatti stringere nelle rughe d'espressione. La torre con l'orologio, in una rotonda attorniata dalle bandiere che sventolano e sbattono rosse, segna l'entrata in città con il lungo viale che arriva, imperiale, fino alla Medina. La bandiera tunisina somiglia a quella turca, con la luna e la stella classiche del mondo arabo, ma se nella prima sono rosse in campo bianco nella seconda sono bianche in campo rosso. Sotto il ponte sopraelevato dell'highway tanti graffiti danno un tocco Teatro Municipale di Tunisi.jpegdi colore giovane e ci ricordano che qualcosa, lentamente, sta cambiando, che forse le nuove generazioni stanno leggermente smuovendo il Paese, vivacizzandolo, anche attraverso i colori e le forme della streetart.

Dietro la Porta di Francia le fontane a terra zampillano alte, quello è lo slargo dal quale partono varie arterie che si incuneano come serpentine dentro la pancia e il cuore della Medina, s'inerpicano tortuose nel Souk, s'aggrovigliano vorticose nella Kasbah. Piccole tortuose vie dove i profumi di oli essenziali si rincorrono, i teli svolazzano, i tappeti colorano e ancora ceramiche e maioliche, i dolcetti carichi di miele, kaftani di ogni foggia e per ogni occasione, oggetti di pelletteria con quel tocco acido, quasi piccante e affumicato che sale alle narici. E' un flusso continuo, un piacevole perdersi tra porte arabeggianti e palazzi orientali che nascondono terrazze da mille e una notte dove poter lanciare lo sguardo fino al mare imbevuto nei tetti bianchi, tra le migliaia di parabole. I gatti sono molto amati, ce ne sono a decine liberi e randagi a correre o giocare o soltanto a poltrire aspettando un pezzo di qualcosa di commestibile che dai banchi prima o poi cadrà. Il Teatro Municipale è un confetto barocco tutto bianco mentre dall'altra parte del viale si innalza la Cattedrale di San Vincenzo de' Paoli proprio davanti all'Ambasciata di Francia dove stazionano giganteschi suv mimetici. I trenta gradi mordono, i raggi abbagliano, “sole che batte su un campo di pallone, e terra e polvere che tira vento”. Gli infiniti caffè di Tunisi che la rendono assimilabile alle atmosfere di Parigi.

L'importantearlia foto web.jpg Museo archeologico del Bardo, purtroppo ancora interdetto al pubblico, è la più antica galleria sia del mondo arabo che dell'Africa, conosciuto soprattutto per i mosaici romani. Troppi gli attentati in questi ultimi anni in Tunisia: abbiamo ancora negli occhi le immagini crunete di quello del Bardo (22 morti) e quello sulla spiaggia di Sousse (39 vittime) con i terroristi che arrivarono dal mare in gommoni carichi di kalashnikov, entrambi nel 2015, ma altri piccoli, sporadici, occasionali, anche senza una grancassa internazionale, sono avvenuti in questi anni in vari luoghi del Paese, mantenendo così alta l'attenzione sul fronte dell'islamismo estremista. Per le avenue, ai lati delle strade, molte transenne, tanti blindati, troppi paletti, molta polizia per proteggere soprattutto la sfera turistica, una delle prime voci del Pil per le casse della Repubblica governata dal 2019 dal Presidente Kais Saied. Impossibile non restare affascinati dai dintorni di Tunisi, da Cartagine con le sue colonne e la sua Storia che prepotente torna a parlarci con la potenza delle sue pietre, o con Sidi Bou Said, le case bianche con le persiane blu che degradano verso la spiaggia e il Mediterraneo che qui sotto passa dal verde ad un limpido azzurro da cartolina. Molti i pensionati che decidono di trasferirsi qui ad un passo dall'Italia, con sole, mare e prezzi calmierati rispetto all'Europa.

Ed è in Tunisia che quest'anno si svolgerà il “Fortissimo Festival”, rassegna calabrese di concerti di musica classica, per una collaborazione e un partneriato tra l'Ambasciata Italiana, diretta da Lorenzo Fanara, l'Istituto Italiano di Cultura, e il Conservatorio Tchaikovsky di Catanzaro del direttore d'orchestra il Maestro Filippo Arlia che ha programmato questo prologo di maggio nella capitale, dislocato tra gli stucchi dorati del Municipale nell'arteria principale Avenue Habib Bourguiba e la rossa e deliziosa Salle 4eme Art in Avenue de Paris, prima della vera e propria kermesse che si aprirà a fine settembre a El Jem, cittadina tra Monastir e Sfax, sede di un meraviglioso anfiteatro romano, un piccolo Colosseo perfettamente conservato.

Due le serate che abbiamo potuto seguire, la performance proprio del Maestro Arlia in duo con il bandoneonista Cesare Chiacchiaretta con il concerto “Duettango” e il Galà classico dell’orchestra de “Les Solistes de Megrine” nel quale sono emersi i Maestri Alfredo Cornacchia e Roberta Ficara, in un mix tra musicisti calabresi e tunisini. A proposito l'ambasciatore Fanara ha voluto sottolineare “come sia la cultura il modo principale per sviluppare unione e un ponte di conoscenza reciproca e migliorare il dialogo tra culture diverse ma comunque vicine geograficamente e storicamente. Un dialogo che si esprime sia nella collaborazione Filippo_Arlia e Cesare Chiacchiaretta - Duettango.JPGche nella formazione, nella condivisione di conoscenze, di talenti, di esperienze. L'Opera qui è vista come Italia e questo promuove la nostra lingua e l'immagine nel mondo. La cultura è un antidoto al terrore, contro chi vuole brutalizzare le nostre vite e la nostra quotidianità, basti pensare che ho personalmente organizzato un concerto all'interno del Colosseo di El Jem una settimana dopo l'attentato del 2019 riuscendo a portare 1500 spettatori. Inoltre questa manifestazione è anche una bella opportunità lavorativa per i giovani tunisini”.

L'esecuzione di Arlia-Chiacchiaretta ha scelto il tango come perfetta sintesi ed emblema tra il Sud Italia e la Tunisia: il tango racconta in ogni nota una storia di emigrazione, in ogni armonia straziante ci ricorda volti, occhi, mani di chi è partito verso lo sconosciuto e l'ignoto per andare a cercare fortuna altrove, lontano da casa propria, dai propri affetti. Succedeva agli emigranti calabresi verso le Americhe nell'Ottocento e Novecento, succede ai tunisini oggi verso l'Europa. Il tango, che fa rima con piango, ci parla di sudore e lacrime, di lontananza e passione viscerale verso la propria terra che negli anni sbiadisce la memoria ma tiene viva la fiammella. I Maestri in nero, intagliati sul rosso vermiglio del sipario e nella porpora delle poltroncine, immersi nel bianco latte del Municipale hanno sfoderato tutta l'energia caliente e il sentimento tattile e concreto nel loro “Duettango”, rovistando nel tormento, nello struggimento con forza, passione, nostalgia. Piazzolla è stato felicemente celebrato con esecuzioni decise, senza incertezze, esprimendo una grande chimica tra i due artisti in scena e gli applausi convinti e sentiti del pubblico partecipe hanno sottolineato l'alchimia artistica che si è generata sul palco. Vibrazione e commozione, brividi sparsi, miscelati con grinta e garra latina, tenacia e vigoria, per una cavalcata trionfale tra le fiamme dell'Umanità. Sarà interessante tornare qui a settembre per cogliere nuove sonorità e nuovi incastri nello scenario di El Jem, un diverso fondale per musiche senza tempo impastate tra Italia e Tunisia, così vicine e sempre un po' meno lontane.

Tommaso Chimenti 23/05/2022

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