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Fausto Mesolella canta Stefano Benni: Musica e Poesia si amano ancora

Lug 27

La giraffa ha il cuore lontano dai pensieri.
Si è innamorata ieri
e ancora non lo sa. (Stefano Benni)

"Canto Stefano" tracklist:
1.Anima
2.Quello che non voglio
3.La giraffa – Stefano Benni
4.Tulipani
5.Ghemmà
6.Non disprezzare – Stefano Benni
7.Tango perpendicular
8.L'insanguinata
9.Van Gogh
10.DormiLiù
11.Farewell
12.La domenica della vita – Stefano Benn


Nel Cinquecento l'evocatività del madrigale orientava lo svolgimento del linguaggio musicale a trasmettere il messaggio poetico del testo, trasformando così la musica da mero accompagnamento a organo atto a scuotere e formare l'uomo rinascimentale. Il rapporto sempiterno tra musica e poesia è poi passato attraverso il Settecento e l'Ottocento – secoli in cui l'espressione musicale si soggettivizzava e acquistava dignità estetica pari alla poesia – ed è culminato nel Novecento con la canzone d'autore. Ecco, il lavoro firmato Fausto Mesolella-Stefano Benni si colloca a pieno in questo magico crinale, perché "Canto Stefano" recupera un rapporto secolare, quello tra la parola, il verso, e l'architettura strumentale.
Uno, 50 anni di multiforme carriera con la chitarra sotto braccio, tra dischi solisti e progetto Avion Travel, l'altro, 13 romanzi, 15 raccolte di racconti e 4 raccolte di poesie. Due artisti quasi coetanei, in pratica coevi, che con questo sodalizio artistico sugellano un rapporto nato a casa di Dario Fo e trasformato nello spettacolo "Ci manca Totò".
In tempi in cui sono ben altri i generi musicali a spopolare, a qualcuno il progetto suonerà quanto meno anacronistico, nonché noioso. Ma quel qualcuno è fuori strada, perché "Canto Stefano" si inserisce perfettamente nella tradizione della musica d'autore, con il cui termine si intende canzone di qualità. Alta qualità.
Dodici perle, le poesie di Benni, incorniciate da arrangiamenti sopraffini. Mesolella si fa – come lui stesso afferma – dicitor cantante, e interpreta le parole graffianti e mai banali dello scrittore bolognese, accompagnandole con chitarra, basso, batteria, flicorno, contrabbasso e pedal steel. Ogni canzone, da Anima, che "esce di bocca come il fumo di un sigaro", a La domenica della vita, assume così una personalità forte e trasmette a chi ascolta il senso profondo delle riflessioni su sentimento e umanità che permeano il disco. Per questo motivo si tratta di un lavoro più che mai attuale, che descrive e commenta, con l'ironia di Benni e il timbro tenebroso di Mesolella, criticità contemporanee. Ma è anche un progetto dal sapore quasi cinquecentesco, perché la polifonia vocale è accompagnata da una musica funzionale, adatta, e si citano viole da gamba, anima strumentale del Rinascimento.
Andando nel dettaglio, Anima è un testo dolente, in cui parla chi un'anima ce l'ha, in un modo di velleità. Quello che non voglio è dedicata a De André, con cui Benni spesso gareggiava a suon di poesie. Ghemmà ha un ritornello che ipnotizza – grazie ai cori di Petra Magoni di Musica Nuda – e L'insanguinata è una personificazione di quattro minuti, dedicata alla chitarra con cui Mesolella vive dal 1988. Farewell canta una struggente separazione e fa tornare alla mente Guccini e Dylan, mentre in Van Gogh Stefano e Fausto duettano per canzonare pose e luoghi comuni d'attualità.

Daniele Sidonio 17/07/2015

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