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Eutropia Festival: Giovanni Lindo Ferretti in concerto “a cuor contento”

Set 04

Considerato uno dei padri del punk italiano, nonché uno degli artisti più originali e significativi nell’Italia del secondo dopoguerra, Giovanni Lindo Ferretti continua a incantare anche da solista. Il suo tour “A cuor contento”, in cui il cantautore emiliano propone le nuove creazioni tratte dall'ultimo album “Saga, il Canto dei Canti” e alcuni vecchi cavalli di battaglia, ha fatto tappa a Roma nella serata di giovedì 3 settembre, nella storica cornice della Città dell’Altra Economia. Cauto nell’abbandonare le strade consuete per i sentieri di una musica introspettiva, quasi magica, tra arte e amore, l’ex frontman dei CCCP, CSI e PGR ha dato vita a un assetto live concert che ha segnato, per la gioia dei fedelissimi e dei nostalgici, un certo ritorno al passato.
Accompagnato sul palco dalle batterie programmate, il violino, la chitarra e il basso dei due ex Ustmamò Ezio Bonicelli e Luca A. Rossi, eccellenti compagni di viaggio, Ferretti ha entusiasmato il folto pubblico testaccino con la sua voce calda, costante, pacata e il suo sguardo allegramente diabolico ed estremamente vivo. In un lungo salmodiare intervallato da grandi boccate di nicotina e qualche sorso di vino, il prolifico artista emiliano, autore anche del recente libro “Barbarico”, ha aperto il concerto con uno dei suoi pezzi più recenti “Pons Tremolans”, per spaziare poi sui brani più celebri, riarrangiati in chiave elettrica: da “And the radio plays” a “Annarella”, da “Mi ami?” a “Oh battagliero!”, da “Cupe Vampe” a “Polvere”, “Irata” e “Per me lo so”.
Oggi, eremita part-time immerso nella collina emiliana, nel suo borgo natìo di Cerreto Alpi, Giovanni Lindo Ferretti ha trovato la sua dimensione, il suo equilibrio esistenziale, tra il verde della campagna e la compagnia dei cavalli.
Si sente spesso parlare del suo percorso umano come di “una parabola”: si parte da un bimbo gracile, orfano di padre, nato in un borgo sperduto tra le montagne emiliane, con tanta voglia di provare tutto del mondo, e si ritorna esattamente allo stesso punto, un uomo provato dalla vita e dalla malattia (è guarito nel 2002 da un tumore alla pleura), tornato tra i pascoli per prendersi cura dell’anziana madre e con tanta voglia di sperimentare e trasmettere al mondo. Del resto gl’importa ‘na sega, perché “Le parole, di questi tempi, non valgono niente. Un clamoroso silenzio!”.


Pierfrancesco Rizza

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