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L’addio alle armi di Elio e le Storie Tese

Ott 19

Serpeggiava già da tempo la notizia di uno scioglimento di Elio e le Storie Tese, ufficializzata nella giornata del 18 ottobre. Si è autodiagnosticata ancora due mesi di vita una delle band caposaldo nel panorama nazionale degli ultimi trent’anni, annunciando il concerto di addio alle scene il prossimo 19 dicembre al Forum di Milano-Assago. Ma si sa, con loro, il rischio della boutade è perennemente dietro l’angolo. Un collettivo di musicisti giullari, sempre al servizio del pubblico e del divertimento: hanno fatto dell’ironia il cardine di una lunga e prolifica carriera che li ha portati tre volte sul palco dell’Ariston, nel 1996 con la celeberrima “La terra dei cachi”, e poi nel 2013 e nel 2016. Featuring ai limiti del kitsch e trovate geniali sono diventati il marchio di fabbrica di Stefano Belisari e i suoi compagni di avventura, autori di dieci album che, tra picchi e lievi pendii, hanno trovato posto nel cuore dei fan e nell’olimpo del nonsense.
Indubbio il loro apporto alla musica italiana, con trovate capaci di andare oltre il mero dato compositivo ed esecutivo, rimasto comunque sempre di alto livello. Hanno giocato con l’attualità, la politica, la Eelst2lingua e il linguaggio, in molteplici accezioni, regalando hit e momenti memorabili. Gli Elii, per più di tre decenni, hanno rappresentato un punto mediano tra la tradizione della canzone cantautorale milanese, sempre sagace e asciutta, e quella scena più casinara, addensatasi nel ’77 attorno alle città fulcro del movimento. E, in modo particolare, è agli Skiantos di Freak Antoni che gli EELST devono molto, a partire dal nome: nell’intro di “Eptadone”, prima traccia di “Monotono” del 1978, si sente un dialogo concitato in cui uno degli interlocutori si lamenta di avere delle “storie pese”.
Polistrumentisti di altissimo livello capaci di mescolare la musica con una demenzialità quasi salvifica, Faso, Rocco Tanica e soci hanno a volte permesso che lo show prendesse il sopravvento e che i musicisti venissero adombrati dall’iperbolico vaudeville di gag e costumi eccessivi. Accompagnati dal capocomico Mangoni, i loro show sono sempre stati una festa colorata, con riverberi disco, rock, reggae, travestimenti e adorabili pagliacciate. Un po’ troppo simili a sé stesse, però. Decidendo di fermarsi ora, il gruppo fa i conti con la monolitica acquisizione di consapevolezza di non avere più nulla di nuovo da dire. Un passo indietro apprezzabile, umile, ma soprattutto umano. Ecco, l’umanità: una caratteristica a cui Elio e le Storie Tese non hanno mai abituato il pubblico, distraendolo con travestimenti e buffonate, virtuosismi e trovate insolite e brillanti. Questo, almeno, per come il pubblico ha potuto conoscere gli EELST fino a ora, e per come li conoscerà fino al 19 dicembre. Che questa data possa esere uno spartiacque, un nuovo inizio, insomma, una fine-non-fine è anche legittimo pensarlo, ma non resta che aspettare il concerto al Forum di Milano-Assago: un evento che si preannuncia pirotecnico e nostalgico.
E, se va bene, imprevedibile.

Letizia Dabramo 19/10/2017