Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 625

Dischi radicali, rinascenze in vinile: “Cosmic Renaissance” di Gianluca Petrella

Giu 09

Neve o cristallo. Pulviscolo sgranato di un paesaggio simil-lunare. Rinascimento cosmico e precipitazione sonora glaciale e colorata. Gioca con i cinque sensi l’opera ultima di Gianluca Petrella, “Cosmic Renaissance”, che esce il 9 giugno per l’etichetta Spacebone Records.
Un disco consegnato al pubblico in un solo formato, il vinile. È già questa una scelta dirimente, un indirizzo culturale, politico e poetico (anche romantico, se vogliamo) del trombonista barese. Partire, anzi ri-partire – siamo nella Renaissance, infatti – dall’educazione all’ascolto, dalla guida mano nella mano – le tracce sono cinque come le dita e come i sensi, neanche a farlo apposta – alla visione.
Ascolto e visione – udito e vista – si legano in una preziosa confezione con profumo e fisicità – olfatto e tatto – del supporto. “Cosmic Renassaince” è un progetto seminale e radicale, in cui il jazz non è mai puro ma è affastellato assieme a densi vagiti elettronici. È una scelta espressiva chiara, un’impronta forte, una dichiarazione di libertà per un artista che vanta una brillante carriera ventennale al fianco dei più grandi canoni del genere. È la prima parte sontuosa (la seconda uscirà nei prossimi mesi) di un disco a rilascio lento, ché veicola una musica che richiede, anzi esige, un ascolto attento e dilatato. Ma è anche un disco rapido e facilmente digeribile – 23 minuti concreti, con pochissimi fronzoli – perché le cinque tracce scivolano via come la chiusura di una mano.
L’accatastamento strumentale di “Rings” dà l’idea della congiunzione, della progressione dalla soffice stasi (ecco che torna l’immagine della neve) alla pienezza dell’esaltante assolo di tromba che chiude la traccia. Il dorso del disco è completato da “Dig”, in cui la pulsazione ossessiva accompagna i fiati barritici.
Il palmo è invece solcato da tre tracce. “Monday”, dove le linee vocali si alternano al bip elettronico da segreteria telefonica, mentre il drumming di Federico Scettri accompagna l’andamento sincopato del lunedì di Petrella. Con la sua intro etno-tribale, "Sun Ra Sound of Love" invoca forse il dio Sole e rimanda alla filosofia cosmica di Sun Ra, pianista di Birmingham che a mo’ di mercante marinaro ha portato nella repubblica del jazz il synth e le poliritmie – jazz, elettronica e black music, ecco il trittico stilistico di Petrella. È la traccia più breve del disco, è un guado, un intermezzo borbottato che accompagna a “U Turn”, chiusa dal sapore – e arriviamo al quinto senso – ferroso e rameico, dove le percussioni somigliano molto al cammino che l’ascoltatore azzarda sfiorando i granuli cristallini che ricoprono il paesaggio cosmico.

Daniele Sidonio 09/06/2016

Foto in alto: Giulia Focardi
Foto a destra: Roberto Cifarelli

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM