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A Villa Ada l’universo multiforme dell’infedele Colapesce

Lug 06

Se il concerto di Colapesce sul palco del festival Villa Ada – Roma incontra il mondo fosse stato una fiaba, il suo inizio sarebbe stato questo: “C’era una volta un prete con una grande maschera da pesce spada sulla testa che si aggirava su un palco, intonando i versi di una canzone”. E’ in abito talare e con un vistoso copricapo che Lorenzo Urciullo, alias Colapesce, ha salutato il caloroso pubblico di Villa Ada, sabato 30 giugno. Prima di lui su quello stesso palco si è esibito Andrea Laszlo De Simone, cantautore talentuoso e anacronistico (la sua musica è un bel viaggio all’indietro tra il progressive italiano anni 70’ e il rock psichedelico) che ha proposto alcuni brani tratti dal suo album d’esordio, autoprodotto e registrato in presa diretta, “Uomo Donna” (2017). I suoi lunghi pezzi, cantati con una voce che ricorda quella di Lucio Battisti, descrivono l’amore nelle sue diverse fasi.desimone2Non poteva esserci artista migliore ad anticipare il concerto di un cantautore sui generis e infedele (persino a se stesso) come Colapesce. Uno pseudonimo tratto da una famosa leggenda siciliana che narra le gesta di un giovane pescatore che amava il mare più di ogni cosa, tre album all’attivo molto diversi l’uno dall’altro e una costante voglia di sperimentare. E’ questo un breve identikit del cantante che ha aperto il concerto di Villa Ada con “Pantalica” e “Ti attraverso”, le prime due tracce del suo terzo disco “Infedele” (2017). Ad accompagnarlo sul palco del festival romano una band di valore - vestita con abiti scuri e coletto bianco da prete - composta da Adele Nigro (seconda voce, chitarra e sax tenore), Gaetano Santoro (sax baritono), Andrea Gobbi (basso), Mario Conte (tastiere e programming) e Giannicola Maccarinelli (batteria). Non semplice da definire, la musica di Colapesce è un intreccio di diversi generi, dall’elettronica, al pop-rock, al fado, alla canzone d’autore. Sul palco l’artista siciliano ha mostrato tutte le sue diverse identità, colapesce1passando dal pezzo più orecchiabile dell’ultimo album - “Totale” - a brani più lenti e intimisti come “Decadenza e panna” o “Sospesi” (canzone di cui ha cambiato alcune parole per rivolgersi polemicamente contro Matteo Salvini). L’emozione più grande, Colapesce, l’ha regalata al pubblico quando ha interpretato “Segnali di vita” di Franco Battiato, rendendo un doveroso tributo all’artista che più di tutti l’ha ispirato. “Il tempo cambia molte cose nella vita/ Il senso, le amicizie, le opinioni/ Che voglia di cambiare che c'è in me”.
Sul palco non sono mancati due ingredienti centrali nell’universo multiforme del cantante: il ricorso all’ironia e l’attenzione particolare per l’estetica della performance. Tra canzoni poetiche, distribuzione di ostie e battute rivolte ai componenti della sua band, Colapesce è riuscito a far commuovere e sorridere il pubblico di Villa Ada. Con “Maledetti italiani”, “M’illumino” e la splendida “Bogotà” si è il concluso un concerto ricco di sfumature che ha letteralmente rapito il pubblico. E vissero tutti felici e contenti.

Foto: Eliana Giaccheri

Chiara D’Andrea 06/07/2018