Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

All’Auditorium di Milano un programma all’insegna delle atmosfere austriache con la violinista Chloë Hanslip e il direttore Clemens Schuldt

Set 28

Un concerto, quello del pomeriggio domenicale all’Auditorium in crescendo, dominato dalle figure di due giovani, la violista britannica Chloë Hanslip ed il direttore tedesco Clemens Schuldt. La prima, chiamata come violino solista per l’esecuzione del “Concerto per violino e orchestra n. 1 in La minore op. 28” di Goldmark, un compositore austriaco che l’Orchestra Verdi vuole portare alla ribalta nel disegno di riscoperta di autori che sono stati ingiustamente dimenticati per motivazioni non riconducibili alla musica, bensì a questioni più prettamente ideologiche e/o politiche. Un concerto quello di Goldmark, scandito in tre tempi, alle prime battute, semplice, ma che poco alla volta dà vita ad un crescendo vorticoso, fatto di scale velocissime ed ardui virtuosismi, con i quali la giovane Hanslip, classe 1987, si misura con robustezza di carattere, raccogliendo il plauso del pubblico, per un pezzo non ai più conosciuto. Ma a disegnare il percorso del pomeriggio musicale dell’Auditorium ci pensa anche Campogrande con “The Expo Variations”, dedicata questa settimana al Kuwait, Ligeti con il “Concerto Romanesc” che ci dà un'idea del clima di repressione culturale nell'Ungheria degli anni Cinquanta. Questa partitura, scritta nel 1951, venne provata una sola volta a Budapest e poi vietata per via di alcuni passaggi ritenuti troppo modernisti. Le intuizioni sonore che avevano insospettito la censura del regime, non vennero dimenticate dall'autore che, dopo aver ottenuto la libertà nel 1956 a seguito di una fuga verso l'Austria, le riprese sviluppandole nelle sue composizioni successive. A chiudere il programma di un concerto, forse inaspettato, le bellissime e struggenti note della “Sinfonia n. 8 in Si minore D759 – Incompiuta” del delicato e sempre misurato Schubert, che presso i contemporanei era conosciuto quasi esclusivamente come compositore di Lieder. Difatti, il resto della sua produzione artistica era in gran parte ignorato: riuscì da vivo a sentire un solo concerto con le sue musiche e nessuna pagina sinfonica fu eseguita o pubblicata prima della sua morte. La “sinfonia n. 8 in si min. D 759”, rimasta incompiuta alla fine del 2° movimento, fu iniziata il 30 settembre del 1822 e mai portata a termine per motivi non conosciuti. Consegnata ad Anselm Hüttenbrenner, amico del compositore, fu eseguita la prima volta nel 1865 a Vienna e fu ritenuta un capolavoro. La conduzione dell’Incompiuta ci dà la sensazione che sia un pezzo particolarmente caro al direttore d’Orchestra Clemens Schuldt, che la esegue con trasporto, ed una partecipazione tipica dell’ardore giovanile e del sensibile spirito tedesco. La sua adesione nell’esecuzione dell’opera di Schubert, acuisce particolarmente il dolore e la tristezza che pervadono la composizione.

Campogrande, The Expo Variations: Kuwait
Goldmark, Concerto per violino e orchestra n. 1 in La minore op. 28
Ligeti, Concerto Romanesc
Shubert, Sinfonia n. 8 in Si minore D759 Incompiuta

Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Violino Chloë Hanslip
Direttore Clemens Schuldt

Adele Labbate 28/09/2015

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM