Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 705

Print this page

Adele e i suoi eroi: l’album d’esordio di Adel Tirant

Mag 15

Adele Tirante, in arte Adèl Tirant, attrice e performer, già vincitrice nel 2016 del premio “Ugo Calise”, esordisce con un album, di cui ha anche scritto i testi, arrangiati insieme a Giovanni Block. Il titolo è uno di quei titoli davvero esegetici, che è un bel modo per dire che raccontano già tutto l’album, le intenzioni, lo spirito: Adele e i suoi eroi. E l’album infatti parla di Adele, delle sue suggestioni, dei ricordi di agosto, delle sue frenesie, della mancanza del mare, delle sue piccole fantasie: saltare sui tetti, le gambe sotto salamoia, i pesci tropicali, piedini pazzerelli come uccelli, ragazze col basilico in bocca, le barche come lucciole. L’album segue un tema di fondo, uno spirito romantico verso la vita, che al sublime unisce parole quotidiane e sonorità calde, che suggestiona, ma strappa un sorriso malinconico all’idea del sale tra i capelli, al ricordo universale della pioggia sul mare. Il mare è il vero porto a cui ricongiungersi, nella lingua d’origine, il siciliano, nella lingua italiana e in quella francese, scelta per amore.

Le sonorità sono retrò, danzerecce: se volessimo ballare sulle note di Adele dovremmo cambiare spesso il ritmo, gli abiti, il locale in cui ascoltarle. Il pianoforte suona musica lounge, Adèl canta tormentata, ma non distrutta, sensuale negli acuti, disillusa nelle parole sussurrate in inglese. Ma con "Settembre", uno dei pezzi più interessanti dell’album, Adèl sveste gli abiti delicati, non si limita a cantare, si sfoga. La immaginiamo ballare davanti al microfono sotto la palla stroboscopica, scatenata al ritmo di suoni elettronici: è questa la forza necessaria per parlare di un’altra lei. A cambiare ritmo ed atmosfere è un lento, cullato dal pianoforte e dalla tromba, dissolto nel rumore di uno scacciapensieri argentino, ma all’improvviso scanzonato, divertente: farebbe arrossire due giovani innamorati, prima abbracciati e poi costretti, d’improvviso, a ballare, seguendo un battito nuovo.

Forse in un album che parla tanto di mare è impossibile non parlare d’amore, anche se quello lontano, passato, a cui, dopo tempo, si ripensa con nostalgia: il blues è il terreno perfetto, quanto la voce di Adèl, che trova l’equilibrio tra la necessità di cantare ogni cosa e la volontà di non mettere mai in secondo piano la musica. L’album di Adèl è eclettico: ad un primo ascolto è difficile sapere che cosa aspettarsi un pezzo dopo l’altro. Un brano blues come "L’isola di Arturo", delicato, elegantissimo, precede "La maison de chats": la spiritosa evoluzione di una donna che ha imparato a stare senza uomini e si è trasformata nei gatti con cui ha sostituito i suoi amanti. Sembra di stare tra i comignoli di Parigi, dove la tromba scandisce il passo, scanzonato, divertito, libero. Ma non è sempre così, l’amore è un acquazzone che ti lascia zuppo e non ti puoi asciugare: l’amore cammina insieme alla paura di perderlo. Adele e i suoi eroi non è un album monotono, monotematico, Adèl Tirant riesce a declinare se stessa, adattarsi. I testi, infatti, sono stati scritti nell’arco di 15 anni e noi immaginiamo che sia riuscita a raccontarne molte, diverse, delle sue parti.

Laura Caccavale 15/05/2019