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"Zero bagget" di Michele Coppini: un'inchiesta semiseria girata con il cellulare

di Michele Coppini
con Michele Coppini, Elisa Baldini, Ambra Craighero, Emiliano Cribari, Alessio Venturini, Shel Shapiro, Marco Duradoni, Stefano Lusardi, Paolo Ruffini

in dvd dal 16 luglio 2015 per Nuova Alfabat

Quando il making of diventa il film. È la storia di Zero bagget, terzo lungometraggio del regista fiorentino Michele Coppini, che racconta in tono semiserio i disagi e le difficoltà di un filmmaker cinefilo alle prese con un'industria che non crea spazio per gli emergenti e li costringe al precariato.
Quali possibilità ha il cinema indipendente nostrano? Come si fa un film senza soldi? Che opportunità offre la tecnologia? Dove sta andando Cinecittà? Sono questi i temi di riflessione sviluppati da Coppini, che con il cellulare, una telecamera e un cavalletto riprende la sua estate tra vacanze in Molise e deludenti incontri con un produttore bolognese per riuscire a vendere la sua web fiction. In tempi grami per le proprie economie, il regista cerca di abbinare la sua "deformazione passionale" per il cinema allo sviluppo tecnologico: prima la rete, con le serie Paranormal Precarity e La teoria dei birilli (ancora in pre-produzione), e ora lo smartphone.
Una scelta autarchica, figlia di una filosofia della non lamentela che condivide con alcuni dei protagonisti: i compagni dell'associazione Officine Papavero, Elisa Baldini del collettivo John Snellinberg – che lavora gratis e non va neanche in pari –– Emiliano Cribari – prima regista, ora fotografo – e Alessio Venturini, sceneggiatore che sogna di realizzare un eco villaggio nelle campagne toscane.
Un'operazione a metà tra commedia e reportage, dalla matrice fortemente regionale, che ricorda, per toni e accento, quella di Massimo Ceccherini in Faccia di Picasso, in cui la ricerca della trama diventava il film stesso. Dal tono comico iniziale però, ci si distacca pian piano, per sfociare in un docu-reality sul precariato e sulla crisi del cinema italiano. Coppini, che per vivere lavora come operatore multimediale in un quotidiano fiorentino, si improvvisa giornalista e dà al suo film il taglio dell'inchiesta, intervistando Marco Duradoni della CG Home Video, con cui riflette sul sistema-cinema e sulla potenza della serialità, e Stefano Lusardi, con cui rimpiange i bei tempi di Cinecittà, che da luogo di creazione dell'immaginario sembra oggi un desolante coacervo di programmi commerciali. L'amore per il cinema come esperienza condivisa lo porta ad avere una nostalgia anche fisica, quella per le tante sale chiuse, oggetto della conversazione con la blogger Ambra Craighero.
Senza peli sulla lingua, ironico e persino allegro nel trattare qualcosa di profondamente serio, autobiografico, verace ma al contempo universale, il film di Michele Coppini coinvolge, perché quel "melofodassolo" iniziale crea empatia all'istante, perché l'inserimento degli amici – di vita e di lavoro – e della famiglia – esilaranti le scene con la moglie Carmen e nonna Carmelina – danno sincerità e visceralità a una rivendicazione artistica che si traduce in un prodotto ponderato ed equilibrato.
"Il cinema è un'altra cosa", dice il regista-attore alla fine del film, ma con lo spirito del do it yourself e un'idea brillante si può realizzare un progetto interessante, in barba al dio denaro.
Insomma, chi fa da sé fa per tre. Firmato Michele Coppini.

Daniele Sidonio 17/07/2015

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