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Venezia72 "Rabin, The Last Days": il drammatico documentario di Amos Gitai sull'attentato di Tel Aviv del 1995

L'essere umano è una creatura entropica, destinata all'autodistruzione e al fratricidio: questo è il pensiero che ci accompagna guardando "Rabin, The Last Days", l'opera di Amos Gitai, in concorso alla 72esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, che ripercorre gli ultimi istanti di vita del premio nobel per la pace Yitzhak Rabin, il primo ministro israeliano ucciso in un attentato il 4 novembre 1995, e delle successive investigazioni effettuate dalla "Shamgar commission", una commissione composta dal Presidente della Corte Suprema Meir Shamgar, dal Generale Maggiore Zvi Zamir e dalla Professoressa Ariel Rosen-Zvi.
Amos Gitai ricostruisce con minuzia l'attentato. Dopo aver terminato un comizio a Tel Aviv, Yitzhak Rabin è scortato dalle guardie del corpo alla sua auto, ma qualcosa va storto: Ygal Amir, un colono ebreo estremista infiltrato tra gli agenti, gli scarica un caricatore addosso, ferendolo a morte. Gitai mette in scena il dramma ricalcando l'estetica di un video girato da un operatore dal tetto di un palazzo situato in piazza dei Re d’Israele: l'inquadratura mossa si trasferisce senza soluzione di continuità sulla strada, catapultando lo spettatore nel bel mezzo del dramma.
Anche le indagini sono descritte con una ricchezza di particolari eccezionale, nulla è lasciato al caso e i dialoghi sono direttamente ispirati dai verbali della "Shamgar commission". Il ritmo ne risulta però compromesso, probabilmente l'unica cosa che si può rimproverare a Gitai in questa imponente opera di ricostruzione storica.
Il regista israeliano mixa sapientemente le immagini originali a quelle di repertorio, tratteggiando la mitologica figura di Yitzhak Rabin, che ricordiamo per aver firmato assieme a Bill Clinton e Yasser Arafat gli accordi di Oslo nel 1993, un uomo che ha lottato strenuamente per la pace e per la fine dei conflitti nella striscia di Gaza e che per le sue idee è stato assassinato.
Amos Gitai si candida così alla vittoria del Leone d'Oro con "Rabin, The Last Days", un'opera dal violento impatto emotivo che mette in luce i retroscena dell'attentato di Tel Aviv del 4 novembre 1995, senza rinunciare ad un'ineguagliabile coerenza estetica e stilistica.

Antonio Savino 11/09/2015

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