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Venezia72 "Non essere cattivo": l'opera postuma di Claudio Caligari è già un cult

Lunedì 7 settembre, mezzanotte circa, siamo nella Sala Grande della Mostra Internazione d'Arte Cinematografica, tutti gli spettatori sono in piedi, qualcuno è in lacrime, gli applausi sono assordanti. Il film che è stato appena proiettato è "Non essere cattivo", l'ultima opera di Claudio Caligari, scomparso lo scorso 26 maggio all'età di 67 anni, regista che ha realizzato nel 1983 "Amore tossico", diventato un cult per più generazioni, e nel 1998 "L'odore della notte", costruito su una storia estrema di malavita romana con protagonisti Valerio Mastandrea, Marco Giallini e Giorgio Tirabassi.
"Non essere cattivo" è stato concluso e presentato al Festival (purtroppo fuori concorso) proprio da Mastandrea, diventato grande amico di Caligari e presente in sala durante la presentazione, assieme agli interpreti del film Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Silvia D’Amico, Roberta Mattei e quasi tutti gli attori che hanno preso parte alle riprese, stretti attorno all'anziana ed estremamente emozionata madre di Caligari, Adelina Ponti.
La commozione generale è anche legata all'ovazione totale della Sala Grande, per un'opera che regala svariati spunti di riflessione, oltre che a meravigliose invenzioni comiche legate ad una storia che si prospetta diventare manifesto generazionale.
Ci troviamo a Ostia, è il 1995. Vittorio (Alessandro Borghi) e Cesare (Luca Marinelli) hanno poco più di vent’anni e sono "fratelli di vita". Una vita di eccessi: notti in discoteca, automobili potenti, alcool, droghe sintetiche e spaccio di cocaina. Vivono in simbiosi ma hanno anime diverse, entrambi alla ricerca di una loro affermazione. L'iniziazione all'esistenza per loro ha un costo altissimo e Vittorio col tempo inizia a desiderare una vita diversa: incontra Linda e per salvarsi prende le distanze da Cesare, che invece sprofonda inesorabilmente. Nonostante le continue cadute dell’amico, Vittorio non abbandonerà mai veramente Cesare, in virtù del legame fortissimo che li unisce e nella speranza di poter guardare al futuro con occhi nuovi, insieme.
Il tempo sfugge di mano a questi giovani ragazzi: a evidenziarlo è il singolare uso del montaggio che non sembra dilatare le fratture temporali, ma suggerisce allo spettatore una continuità straniante, come se per quanto le cose possano cambiare col tempo, il destino dei protagonisti sarà sempre legato alla malavita, nonostante la loro natura tendenzialmente buona, anche se alienata dalla vita di borgata.
Uno degli elementi principali è l'uso e il consumo delle sostanze stupefacenti, spesso demonizzato (e di conseguenza banalizzato) dalla cinematografia italiana: l'impiego invece che ne fa Caligari è intrigantemente legato alla comicità, un utilizzo che ricorda da vicino opere come "Paura e Delirio a Las Vegas" di Terry Gilliam.
"Non essere cattivo" è l'ultima grande opera di un regista geniale, "la fotografia dell’esito finale del mondo pasoliniano" come scrive lo stesso Caligari nelle note di regia, un'epica storia d'amicizia vissuta nella borgata e "un quadro antropologico impressionante per quantità e verità."

Antonio Savino 09/09/2015

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