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“The Whispering Star”: l'umanità alla deriva del provocatorio Sion Sono

Regista: Sion Sono
Interpreti: Megumi Kagurazaka, Kenji Endo, Yuto Ikeda, Mori Kouko
Selezione Ufficiale della Festa del Cinema di Roma

Forse sembra eretico, oggi, immaginare di vivere senza tecnologia, o meglio, ripensare a quando questa appariva ancora una novità, un'opportunità da esplorare. Impensabile, fantascientifico ma possibile, almeno nel futuro non precisato descritto da Sion Sono nel suo “The Whispering Star”, in concorso alla Festa del Cinema di Roma. Qui l'umanità è in via d'estinzione, ridotta a pochi esemplari, residui in un universo popolato quasi del tutto da macchine e robot; rifiutano il teletrasporto, dapprima sfruttato, preferendo comunicare inviandosi pacchi recapitati a distanza di anni, scegliendo così di ribellarsi tacitamente rifugiandosi in un particolare stato di regressione emotiva. Il tramite è l'androide Yoko Suzuki, adibita alla consegna e in perenne viaggio a bordo della navicella che, già di per sé, rimarca il pensiero alla base del film. Un luogo mentale più che un'astronave, guidata da un super computer ma che dall'esterno ha l'aspetto di una normale casa, con tanto di tetto in legno. In preda a smarrimento la donna vive, anzi, esiste eterna come il tempo che scandisce le sue azioni, dilatate e meccaniche, avvolta in silenzi pregni di domande e riflessioni impresse dalla sua voce sui nastri di un registratore. Anche l'intelligenza artificiale malfunziona confondendo di continuo l'interno con l'esterno, uno spazio astratto contenente le risposte che in parte il regista possiede e dichiara. Ogni pianeta visitato è un'amara visione, uno sguardo su una terra desolata testimone degli errori commessi in passato, abitata da uomini dai volti spenti, arenati nei ricordi che a fatica riescono ad esprimere. Sion Sono dipinge il suo mondo di un bianco e nero freddo e lucido, concedendosi però l'occasione di richiamare, negli istanti di una breve inquadratura, i colori naturali della vita: il verde splendente dell'erba, l'azzurro di un mare malinconico. Ed è il dettaglio appunto, visivo e sonoro, che veicola e restituisce il significato dell'opera. In quelle scatole, dove sono racchiusi gli echi e i sussurri di una civiltà scomparsa, non v'è nulla di valore, soltanto oggetti (come i negativi di vecchie foto) carichi di una nostalgia che insieme attestano il presente e il desiderio di rivivere un'epoca ormai lontana. Poco importa se infine il film non trova soluzioni, perché in fondo “The Whispering Star” è un lento e graduale cammino sulla e nella memoria di un androide dai comportamenti umani, e che finisce per interrogarsi(ci) traendo vigore proprio dalla sua poca chiarezza, lasciando inevitabilmente un forte senso di turbamento.

Vincenzo Verderame 20/10/2015

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