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The Pills – Sempre meglio che lavorare: un primo lavoro che convince

Da anni fenomeno di successo sul web, i The Pills esordiscono ora al cinema con “Sempre meglio che lavorare”, e lo fanno in modo convinto e convincente. Anche sul grande schermo i tre riescono a persuadersi (persuaderci) del loro mondo, bevendo litri di caffè intorno al solito tavolo sviscerando nevrosi e dubbi esistenziali dei trentenni d'oggi. Una generazione affranta e un po' fannullona ma per Luigi, Matteo e Luca l'immobilismo scaturisce dall'ostentata e spassionata oziosità in quanto dogma, un patto stretto da ragazzini da onorare costi quel che costi. Ne consegue una rappresentazione somigliante e calibrata, capace infatti di prendere le distanze della materia raccontata, di mettere alla berlina i vizi e i difetti al centro delle situazioni.
Luigi diventa collerico e impaurito se gli si parla di responsabilità, smanioso di rivivere gli anni delle occupazioni liceali, limitato nel fisico e incurante d'apparire antiquato. Matteo, piuttosto, rimane ingabbiato in un presente paradossale con un padre riscopertosi artista e maniaco dei social network, pronto a fare i bagagli in direzione Berlino. Secondaria ma significativa in tal senso la figura di Giulio Corradini, monito su quanto sia sottile la linea che separa i compromessi dalle aspirazioni, da ciò che vorremmo a ciò che siamo o che non possiamo più essere.
L'unico a provarci sul serio è Luca, il quale tenta di arginare la schizofrenia generale e al contempo si lascia trascinare nell'assurdità di fantasie cinematografiche e altre ben più reali, complice una pericolosa ragazza ignara di compromettere il vitale equilibrio del gruppo.
In “Sempre meglio che lavorare” l'effetto comico generale è garantito, il susseguirsi degli episodi sfugge dal divenire un mero assemblaggio di sketch – seppur presenti e alla base dello stesso – abbellito da riferimenti cinefili che vanno dalla fontana felliniana de “La dolce vita” al Fincher di “Fight Club” passando per Tarantino.
Le risate arrivano puntuali e spontanee eppure il film desidera – al pari dei suoi eroi – di affrancarsi dal quadro fisso in bianco e nero per mostrare bensì la Roma a colori, teatro delle migliori intuizioni pensate dal trio a conferma del bizzarro, misurato talento che balza fuori come un guizzo in alcuni particolari momenti tutti da scoprire. I The Pills in fondo giocano su se stessi, sulla spensieratezza raffigurata dai loro alter ego bambini e sui dilemmi dei grandi, ponendo al centro del discorso certi freni indotti dal perseguire “velleità artistiche”, oggetto del racconto e soggetto rispecchiante la cifra stilistica del film. Una storia, anzi, un'epopea collettiva senza bandiere e distinzioni d'età.

The Pills – Sempre meglio che lavorare, di Luca Vecchi
con Luca Vecchi, Luigi Di Capua, Matteo Corradini, Mattia Coluccia, Margherita Vicario, Luca Di Capua, Giulio Corradini 
dal 21 gennaio al cinema

Vincenzo Verderame 21/01/2016

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