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"The Constitution – Due insolite storie d’amore": il nuovo film di Rajko Grlić dal 5 aprile al cinema

In questo periodo di confusione politica, di poveri e di immigrati, di europeismo e populismo, è possibile fare un film che esalti la Costituzione? E' quello che Rajko Grlić riesce a fare con  “The Constitution – due insolite storie d’amore” (titolo originale “Ustav Republike Hrvastke, dal 5 aprile al cinema), descrivendo l’attuale momento storico croato nel quale il nazionalismo è utilizzato per travisare la realtà e soggiogare il popolo, coniugandolo con una storia d’amore molto intima tra quattro persone che vivono nello stesso palazzo. Vjeko (Nebojša Glogovac) è un professore di scuola superiore, specializzato nello studio della lingua croata e della storia della nazione, ha da poco perso l’amore della sua vita, il violoncellista Bobo e vive con suo padre, un ex Ustascia (ufficiale dell’esercito fascista) ormai vecchio e costretto a letto. La sua unica gioia la trova nelle passeggiate notturne, quando vaga per la città vestito da donna e con il viso truccato. Una notte, dopo essere stato aggredito da un gruppo di ragazzi che lo abbandonano in strada privo di sensi, in ospedale incontra Maja (Ksenija Marinković), un’infermiera che abita nel suo stesso palazzo. La donna inizia a prendersi cura di lui e di suo padre chiedendo in cambio un aiuto per suo marito Ante (Dejan Aćimović), poliziotto dislessico, che deve preparare un esame sulla Costituzione Croata e ha il terrore di essere bocciato solo perché è serbo. Comincia così la storia di tre persone molto diverse tra loro che si ritroveranno, loro malgrado, unite e dipendenti l’una dall’altra.UstavRepublikeHrvatskeFilm-127-photoSasaHuzjak_pr.jpeg
«Nella storia quello che lega i personaggi non è solo lo spazio in cui vivono, ma anche i demoni che si portano dietro dal passato e a causa dei quali si trovano spesso in conflitto: demoni che li costringono a vivere nel passato invece che nel presente. È la vicenda di tre persone molto diverse per posizione sociale, orientamento sessuale, idee politiche e per affiliazione religiosa (o mancanza di essa)». Queste le parole del regista Rajko Grilć che, insieme allo sceneggiatore Ante Tomić, mette in scena con assoluta delicatezza l’atmosfera di odio e intolleranza del suo paese. È vero, il film è girato a Zagabria, ma la sua storia può essere rappresentata in un qualsiasi paese europeo perché l’intolleranza e l’odio non sono concetti sconosciuti in Europa. Anzi, come afferma lo stesso Grilć «Negli ultimi anni è come se si stesse diffondendo una nuova ondata di intolleranza, ideologie accecanti e fanatismo. Un odio aggressivo tra diverse nazioni e religioni, tra nativi e immigrati, tra chi ha e chi non ha…». Questo è valido soprattutto per la Croazia, dove la “cultura dell’odio” è ormai diretta contro tutto ciò che è diverso: primi fra tutti i Serbi e solo in secondo luogo i nemici consueti (omosessuali, zingari, ebrei). L’importanza di questo film, vincitore del 40° Festival des Films du Monde di Montreal, è allora quella di non tacere di fronte a questi problemi bensì di raccontare una storia scomoda in modo diretto, senza semplificare le cose per renderle più accettabili perché solo trovandosi davanti persone reali lo spettatore può confrontare quella storia con la sua in uno scambio reciproco di esperienze. L’intenzione è semplice, come sottolinea il regista: «Voglio parlare di persone vive e non di idee morte. Per questo non voglio trasformare questa storia in una tragedia. Al contrario voglio raccontare cose difficili con un sommesso sorriso sulle labbra, con il calore affettuoso che si può provare anche per i personaggi più negativi. Solo allora potrò raggiungere coloro che la pensano diversamente, che odiano a priori e non mettono mai in dubbio l’odio che provano».

Giorgia Sdei 23/03/2018

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