Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

TFF33: “Paulina (La Patota)”, di Santiago Mitre

Regia: Santiago Mitre
Interpreti: Dolores Fonzi, Oscar Martinez, Esteban Lamothe, Cristian Salguero, Verónica Llinás
Premio Speciale della Giuria
Premio per la Miglior attrice a Dolores Fonzi
Premio Achille Valdata
Menzione Speciale “Premio Gli Occhiali di Gandhi”

Si parla di politica nell'opera di Santiago Mitre, di quella preoccupata del benessere collettivo prima che degli interessi personali di pochi. La politica che si rifà anzitutto alla dichiarazione universale dei diritti umani, alle dipendenze del popolo, unico sovrano da tutelare e ascoltare. Lo si capisce subito a inizio storia, dalle parole e dagli sguardi che animano l'acceso diverbio tra Paulina, brillante avvocato, e suo padre Fernando, importante giudice un po' conservatore che la vorrebbe con sé a Buenos Aires, dove può proseguire la carriera. Ma Paulina è una donna estremamente tenace, non accetta imposizioni e prospettive di vita diverse dalle sue, convinzioni che si riverberano anche nei rapporti con il suo uomo, sempliciotto e disinteressato al suo lavoro.
Neanche i rischi e le difficoltà insite nel suo nuovo impiego, insegnante in un piccolo paesino di campagna, riescono a dissuaderla da un obiettivo avvertito come vitale. L'Argentina descritta da Mitre è una terra su cui grava l'ombra della guerra, con gruppi di soldati pronti a militarizzare intere zone, dove è indispensabile il peso della legge. Sotto la superficie di immagini cariche di speranza, onestà intellettuale e spirito militante, la periferia sudamericana si scopre anch'essa un luogo in cui si agitano criminalità e pericoli. Quando a causa di un tragico scambio di persona Paulina viene stuprata da un gruppo di ragazzi, il dramma deflagra generando situazioni tragiche e molti interrogativi, mettendoci difronte alla complessità di scelte che appaiono assurde ma audaci.
Assicurare i colpevoli alla giustizia non cancella la crudeltà, il diffuso disagio sociale, e l'originalità dell'autore sta proprio nel mostrare gli effetti di tale decisione sulle persone che gravitano intorno alla protagonista. La formula del racconto lineare viene sacrificata a favore di un meccanismo che, pezzo dopo pezzo, costruisce e svela gli eventi riprendendoli dal punto di vista degli altri personaggi; un padre disperato che di nascosto fa valere con la forza il suo potere, e un fidanzato accusato di preoccuparsi soltanto della possibile paternità, quando scopre la gravidanza di Paulina che deciderà di tenere il bambino; la più grande di tutte le ostinazioni.
Fierissima come pochi, la disperazione che si edifica intorno a lei sembra riflettersi nel paesaggio, scarno e in rovina, e che infine riesce a smuovere il suo carattere impenetrabile. Ascoltiamo fuori campo la voce che da inizio al tanto atteso processo, ma non sappiamo se il giuramento verrà rispettato o meno. Ciò che resta, e che Mitre ci lascia osservare, ancora una volta, durante i titoli di coda, è il corpo tormentato di una donna che va avanti solitaria, come la stradina che percorre, portando addosso i segni di una violenza archetipica. Intensa e struggente la bravissima Dolores Fonzi, meritatamente premiata dal Torino Film Festival; un'interpretazione che rispecchia null'altro che il film stesso. “Paulina” si dimostra un'opera intelligente, che rinuncia alla risposta rabbiosa e vendicatrice, offrendosi come potente rappresentazione tesa a ricercare le origini dei mali nel mondo. “La patota”, il gruppo, ovvero anche noi tutti spettatori, siamo i testimoni perplessi e insieme affascinati dal coraggioso percorso personale e collettivo intrapreso da un'autentica eroina. Un vero atto politico.

Vincenzo Verderame 29/11/2015

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM