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TaoFilmFest61 anteprima: Richard Gere in “Time Out Of Mind” un film di Oren Moverm

“Noi non esistiamo” citazione emblematica della condizione di home-less che Richard Gere interpreta nel nuovo film di Oren Moverman “Time Out Of Mind”. Dopo più di dieci anni dalla stesura, Gere e Moverman recuperano il progetto per riscriverne la sceneggiatura, supportata dalla ricerca assidua e curiosa sulla vita di strada. Ne viene fuori un film quasi eroico e di pregnante attualità, un focus sull’uomo che non ha niente e che, per questo, non è nessuno. Con lo stesso titolo del trentesimo album di Bob Dylan, l’opera completa la trilogia di Moverman, regista e autore, dedicata alla critica sociale degli Usa post 11 settembre (le prime due pellicole furono “The Messenger” e “Rampart”). Nella carriera di Richard Gere non ci sono precedenti che reggano l’onestà di questo personaggio: il suo vivere in un continuo stato confusionale tra lucidità e sconforto è reso con la sobrietà che gli deriva da una maturata esperienza e dall’essersi sporcato le mani. La lotta di George (Gere) per la sopravvivenza è sincera e non urlata. Di lui non sappiamo quasi niente, non conosciamo il suo passato, né le sue intenzioni, lo vediamo vagabondare in cerca di qualcosa che, come scopriremo poi, persino la miseria potrebbe concedere: ritrovare se stesso tramite l’affetto. Le parole non dette, i suoi silenzi e le pause, tutto è carico di speranza, nonostante la fame.
Questo film è una sfida: girato con un budget limitatissimo, realizza quella commistione tra documentario e cinema che colpisce l’occhio anche dello spettatore meno sensibile. Le inquadrature migliori sono costruite con estremo realismo attraverso cinecamere nascoste in giro per le strade di New York; molto spesso dietro vetrine che riflettono lo scorrere della routine newyorkese mentre colgono i momenti della vita del protagonista. Scandite da questo espediente tecnico, le scene afferrano la quotidiana solitudine di George, come se fosse invisibile, come se non esistesse, inglobato dentro una città che resiste all’apparenza della ricchezza di fronte allo scandalo sociale. Gere stesso, ospite del Taormina Film Fest, racconta di aver percorso le strade della Grande Mela per ventuno giorni, nella parte, senza mai essere riconosciuto. Probabilmente questo status potrebbe essere un rimando al cinema indipendente che invece esiste, come esiste la povertà, che è tangibile e che porta avanti, con le proprie armi, una battaglia per la “visibilità”.

Silvia Maiuri 18/06/2015

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