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Si possono fare film non tipicamente italiani in Italia? Ma in fondo, cosa significa fare un film italiano?
Troppo spesso questa accezione sta a intendere un cinema “chiuso nelle sue stanze”, per citare Majakovskij, intrappolato nelle varie declinazioni di quella commedia che tanto ci ha fatto conoscere e apprezzare nel mondo ma che, ad oggi, non sembra regalare più le emozioni di un tempo. Ma il cinema italiano è anche sogno, meraviglia, stupore (si pensi ai capolavori di Fellini).

Paola Randi è una regista che osa e il suo “Tito e gli alieni”, presentato alla Casa del Cinema di Roma il 4 giugno, esplora territori semi-sconosciuti al pubblico nostrano, non abituato alla fantascienza made in Italy e proprio per questo rappresenta un tentativo di mettersi in sintonia con i suoi nuovi desideri.

Valerio Mastandrea è un professore che, da quando ha perso sua moglie, passa il tempo su un divano nel deserto del Nevada, accanto alla misteriosa Area 51, contemplando le stelle e ascoltando il suono dello Spazio. È uno scienziato, dovrebbe lavorare ad un progetto segreto per gli Stati Uniti ma è chiuso nell’intimità del suo mondo e si lascia andare a giornate tutte uguali, senza uno scopo preciso, galleggiando nel torpore. Il suo solo contatto con il mondo è Stella (Clémence Poésy), una ragazza che organizza matrimoni spaziali per turisti a caccia di alieni. Un messaggio da Napoli gli cambia la vita: suo fratello sta morendo e gli affida i suoi figli.
Anita e Tito (Chiara Stella Riccio e Luca Esposito, perfetti nelle loro parti) arrivano aspettandosi Las Vegas ma ritrovandosi, di fatto, in mezzo al nulla, in un luogo strano lontano dal mondo e per di più nelle mani di uno zio che è “un macello”.
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Paola Randi evoca più che esplicitare – come lei stessa ha spiegato nella conferenza stampa – gli elementi fantascientifici e li coniuga in modo delicato ma sapiente con il totem di ricordi costruito (letteralmente) dal professore attraverso l’incrocio di una ripresa dal vivo e di ricostruzione digitale. 
Il risultato è un film dolcemente vintage, con reminescenze spielberghiane che si incontrano perfettamente con gli echi di quella napoletanità profonda, fatta di superstizione e fede nella quale un ipotetico dialogo con l’aldilà non risulta così assurdo (il cameo di Gianfelice Imparato, in questo senso, rende il tutto ancora più credibile). Soprattutto, è un film italiano nella miglior accezione possibile, dove la risata e la lacrima creano un connubio intenso e mai scontato.

“Tito e gli alieni” è prodotto dalla BiBi Film e Rai Cinema, in associazione con TimVision e con il sostegno della Regione Lazio. Distribuito da Lucky Red sarà nelle sale dal 7 giugno.

Giorgia Sdei  06/06/18

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