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Storia di un fantasma: tempo e memoria nel terzo film di David Lowery

Il fantasma di un uomo torna nella casa in cui ha vissuto con la fidanzata, si aggira per le stanze svuotate dal silenzio, contempla il muto dolore dell’amata. Un dolore che col tempo si affievolisce, fino a scomparire, gradualmente, sul nascere di un nuovo amore. La ragazza se ne va e la casa resta abbandonata. Solo il fantasma, nel suo lenzuolo bianco apparentemente ridicolo, rimane in attesa di qualcosa che possa riscattarne il ricordo. Così il regista David Lowery, al suo terzo lungometraggio, affronta con Storia di un fantasma (2017) una riflessione sul tempo, sulla memoria e sul potere degli affetti. Dopo il disneyano Il drago invisibile (2016), realizzato su commissione, Lowery si affida ancora una volta alla coppia Casey Affleck e Rooney Mara, già protagonista del dramma Senza santi in paradiso (2013). fantasma 2
Storia di un fantasma - in Italia distribuito solo sulle piattaforme streaming e in home video a partire dal 18 aprile 2018 - è un film che si interroga e ci interroga, silenziosamente ma in modo assai eloquente, sul nostro esistere in relazione a ciò che rappresentiamo per chi ci ama o per chi ci ha amato, sulla memoria che il mondo stesso ha di noi. A che punto cessiamo veramente di esistere e quale senso potremmo dare ai ricordi accatastati nell’arco di una vita e subito spazzati via, una volta che tutto sarà finito? Il tempo è allora il vero protagonista di Storia di un fantasma, un tempo che Lowery esplora fino a deformarlo - tra Kubrick e Malick -, lavorando sulla moltiplicazione dei piani percettivi, per cui ciò che nella dimensione dei vivi si svolge nel corso di mesi, anni, addirittura secoli, agli occhi dell’anima senza pace si condensa nel giro di pochi attimi. Uno scardinamento temporale ottenuto anche grazie alle variazioni ritmiche tramite cui si dipana il film, alternando alle lunghe inquadrature a macchina fissa - memorabile e struggente quella in cui la ragazza del defunto divora, per il dolore, un’intera torta sotto lo sguardo del fantasma -, le improvvise accelerate spaziotemporali spinte fino al collasso, insieme a un uso maggiore nella seconda parte dei movimenti di macchina, mentre la visione d’insieme si espande, passando dal particolare all’universale.
Nella sua semplicità di intenti, Lowery si dimostra efficace nel restituire in immagini il significato dell’espressione “tempus fugit”. Storia di un fantasma è un film crudele, perché permeato dal senso di impotenza dell’uomo di fronte a un tempo che fugge e soprattutto ci sfugge. Un tempo verso cui noi spettatori, al pari del protagonista senza nome, ci sentiamo sempre più alienati, anche laddove ci si dovrebbe sentire più in familiarità: a casa propria, nel cuore degli affetti personali. La vera crudeltà di un amore interrotto non sta nel lutto, quanto nella consapevolezza che un giorno il dolore potrebbe scomparire, cancellando, in un battito di ciglia lungo secoli, un’intera vita trascorsa insieme. Così, le pareti domestiche si tramutano, il nido familiare diventa un luogo fatiscente, per essere smantellato dal blando intervento di una ruspa. Sorgeranno al suo posto altri edifici, altre storie, immemori di ciò che è stato. Eppure non bisogna smettere di cercare tra le macerie, come fa il fantasma. Forse è ancora possibile rinvenire qualcosa che preservi il ricordo. Basterebbe il più piccolo segno. Un oggetto dal significato particolare, una melodia, anche un semplice biglietto su cui sono state scritte parole che testimonino di un amore che fu ed è ancora. Per sempre.

Riccardo Bellini 04/05/2018

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