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Quando la letteratura incontra il cinema: il caso di "Silence" di Martin Scorsese

Immagine tratta direttamente dal film "Silence" di Scorsese, 2016, al minuto 56:34 https://www.raiplay.it/video/2019/10/silence-5e698d1f-ca26-4d14-b191-ec088264e3bd.html

Era il 1989. Martin Scorsese, si trovava sul treno veloce che collegava Tokyo a Kyoto. Aveva terminato da poco la lettura del romanzo Silence di Shusaku Endo che gli era stato regalato un anno prima. Si trattava forse della narrazione che più di tutte gli aveva lasciato un forte senso di irrequietezza. Quella storia riusciva a toccare delle corde profonde nell’anima del regista. In pochi sanno, infatti, che Martin Scorsese è molto credente e che prima di diventare regista aveva intrapreso un primo periodo di studi per diventare prete. Il romanzo affronta la storia dei Kakure Kirishitan, ovvero dei cristiani giapponesi nascosti. La religione cattolica era arrivata in quei luoghi ai confini del mondo grazie ai gesuiti, che viaggiavano sulle navi mercantili spagnole, e una volta approdate nei porti esteri si adoperavano per evangelizzarne i popoli. Durante il periodo di protezionismo del Giappone, noto come Edo, il cristianesimo fu posto in stato di clandestinità con l’editto di Proscrizione emanato nel 1587. A questo seguì un periodo di in cui le autorità nipponiche - con a capo il signore feudale del luogo, Toyotomi Hideyoshi - diedero il via a delle sanguinose persecuzioni dei contadini giapponesi che non volevano rinnegare la religione occidentale. A tal proposito il romanzo fa riferimento alla cerimonia del fumie, che consisteva nel porre sul pavimento una tavoletta di metallo - raffigurante spesso la madonna o Gesù Cristo senza volto - e chiedere di abiurare il proprio credo facendo un passo sull’immagine sacra. Qualora questo non fosse avvenuto, le autorità procedevano con torture fino a portare i malcapitati alla morte attraverso una lenta agonia. Una storia così carica dal punto di vista emotivo non poteva lasciare indifferente il regista, considerando, soprattutto, la matrice culturale dalla quale proveniva. La trasposizione filmica, infatti, per quanto fosse stata complessa, risulta intrisa di rimandi al cristianesimo. Le scene più intense sono quelle che presentano delle citazioni dirette alla passione di Cristo. Scorsese ne inserisce il tema nel momento in cui Mokichi, interpretato da Shin’ya Tsukamoto, è crocifisso nell’oceano e gli viene offerto sakè: l’equivalente dell’aceto per la tradizione cristiana. Un rimando, di questo tipo, vi è anche nelle scene iniziali - dal sapore molto caravaggesco - in cui i corpi dei giapponesi vengono torturati con acqua bollente.
La complessità dei temi ha portato ad una gestazione del film molto lunga, ben 19 anni. La prima bozza della sceneggiatura è stata ultimata solo nel 2006, ma a questa hanno fatto seguito problemi legali e finanziari che ne hanno rallentato ancora la realizzazione. A differenza di un prodotto letterario che riesce a dare corpo alle vicende solo attraverso le parole, nella trasposizione su schermo bisogna ingaggiare gli interpreti che diano vita ai personaggi presenti nella sceneggiatura. Scorsese, infatti, in una intervista rilasciata a La Civiltà Cattolica - dichiarò che uno tra i problemi più gravosi che aveva incontrato nella realizzazione di questo progetto è stato dover reperire gli attori. A causa dei rallentamenti burocratici si è ritrovato a doverli più volte cambiare: a volte diventavano troppo vecchi per l’interpretazione del ruolo che gli era stato assegnato o non erano più di “cassetta” come quando erano stati scelti. Nella realizzazione del film il regista ha scelto di non stravolgere né migliorare la trama dell’opera di Endo. La settima arte, grazie all’abilità di Scorsese, ha il merito di conferire plasticità al romanzo. I movimenti di macchina, le location e l’illuminazione naturale che scolpisce i volti e i corpi dei protagonisti, contribuiscono a rendere reale e particolarmente suggestiva la storia.
Dal punto di vista operativo, la realizzazione di un romanzo spesso coinvolge l’autore e poche persone della casa editrice, mentre l’enorme macchina di maestrie che ruotano attorno al cinema spesso necessita di essere ulteriormente supportata da energie parallele. Nel caso in questione, il regista, durante la produzione ha ricevuto sostegno e incoraggiamento da parte di molti sacerdoti presenti a Taipei - dove sono state fatte la maggior parte delle riprese. Costoro hanno fornito la propria consulenza lavorando accanto agli attori. Il padre gesuita James Martin ha affiancato Andrew Garfield per introdurlo agli esercizi spirituali. I gesuiti David Collins e Shinzo Kawamura, rispettivamente della Georgetown University e della Sophia University, si sono spesi invece per la consulenza storica.
Un film tratto da un’opera letteraria ha il valore aggiunto di arricchire l'esperienza narrativa, che spesso si traduce con il raggiungimento di un pubblico maggiore. Nel caso di un capolavoro letterario come quello preso in esame, il cinema ha permesso allo scrittore giapponese Shusaku Endo di essere riconosciuto a livello internazionale. L’ulteriore merito della settima arte è quello di essere portatore di cultura: è riuscito ad accendere i riflettori su un tema che storicamente risultava poco conosciuto.

Clara Dellisanti 16/05/2024

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