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Richard Gere al TaorminaFilmFest

C’è odore di leggenda oggi al TaorminaFilmFest che ospita per la terza TaoClass Richard Gere, la star più attesa del Festival a quando sembra dal pubblico accorso. Tre generazioni di donne accanite sognatici di Gere e tanti amanti del cinema internazionale in cui Gere ha regnato con un curriculum di cinquantasette film. “L’Italia è il mio paese preferito” esordisce, scatenando l’applauso. “Il primo premio che ho ricevuto è stato il David di Donatello e, giovanissimo, sono venuto a Roma. Un’esperienza sorprendente” racconta con la meraviglia negli occhi “Ricordo la mia impressione quando ho incontrato Giulietta Masina che per me rappresentava tutto il cinema di Fellini. Era lì accanto a me e io ero solo un giovane attore cresciuto in un piccolo paese nello stato di New York.”
In uscita con quattro film da protagonista Gere ci tiene a parlare di “Time Out of Mind" proiettato alle 15:00 di oggi proprio al Festival: “Ci abbiamo messo dodici anni per arrivare a questa sceneggiatura partendo dal testo del regista Oren Moverman a cui sono molto legato. Nel frattempo mi è capitato di leggere il libro scritto da un senzatetto. Non era affatto un romanzo, era un resoconto molto asciutto sulla sua vita a NY, e sono stato illuminato.” Continua “È stato un film difficile da realizzare. Con un budget limitatissimo. Non sapevamo che cosa ne sarebbe venuto fuori. C’erano telecamere nascoste ovunque nella città, sugli alberi, dietro le vetrine. Io ho girato per le strade di NY vestito come un “homeless” per tutto il tempo e nessuno mi ha riconosciuto. È stata un’esperienza molto forte.” Con sincera ammirazione per la storia dice “Una delle cose migliori che ho fatto e il film di cui vado più fiero.” La carriera cinematografica di Richard Gere ha visto cambi di rotta continui e grosse collaborazioni, ma il suo amore per questa produzione è palese dalla passione con cui ne parla, come una sfida che ha accettato. “Le dinamiche finanziarie a Hollywood sono cambiate. La cosa curiosa è che negli anni ‘70 questi film, cosidetti d’autore, sarebbero stati prodotti dagli Studios, oggi invece per raccontare storie come questa si fa il cinema indipendente. Io volevo che si vedesse che era un film low budget con 21 giorni di riprese e 30 di lavorazione. E il risultato è il migliore che potevo sperare.”
La scelta di un regista esordiente per Gere è ? con la storia: “La difficoltà per i giovani registi è di farsi conoscere. La maniera migliore è essere anche autore e scrivere storie belle per attirare l’attenzione di personaggi in vista come me. Soprattutto perchè se la storia l’hai scritta incrementi la fiducia nei tuoi confronti come regista.” Del rapporto con Moverman svela “Abbiamo lavorato bene insieme. Una volta in sintonia non parlare del film può essere molto utile, la comunicazione sul film può essere ridotta, diventa invisibile quasi telepatica” e aggiunge “Davanti a un tazza di tè poi io mi rilasso a chiacchierare, e così ho fatto con lui. Abbiamo bevuto molto tè. Se ci fosse anche qui tè per tutti diventeremo amici.” Lavorare con un regista è meraviglio ma non ci si può al proprio testo: “Il film è qualcosa di vivo che cresce e si sviluppa. Il risultato non sarà mai uguale alla prima idea che ha avuto. Anzi alcune volte perde l’idea più forte che si dimostra sbagliata. Il regista deve essere molto aperto ad accettare il cambiamento e il distacco. Deve esserlo anche nei confronti del pubblico sentendone le opinioni. Quasi tutti i film che io ho interpretato sono diventati altro rispetto al progetto iniziale.”
Prima di salutare il pubblico di Taormina dispensa sorrisi e dichiara “Sono soddisfatto della mia carriera, non ci sono lavori di cui mi pento. Mi ritengo un privilegiato per aver avuto l’onore di incontrare gente che mi permettesse di raccontare storie. E poi ho la fortuna di essere anche pagato per farlo.”

Silvia Maiuri 17/06/2015

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