Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 698

Print this page

Paolo Virzì: atlante sentimentale di luoghi e cinema

In principio fu Livorno, poi Roma, addirittura la Old Route 1, destinazione Key West. Tanti e diversi sono i luoghi attraversati dai personaggi di Paolo Virzì; uomini e donne ordinari, con storie fatte di amori e tragedie personali sempre degne di essere raccontate. Personaggi che si muovono con fare sicuro, che conoscono la città perché parte di loro. Un universo ambientale che a sua volta riflette le idiosincrasie e gli umori lì vissuti, modellandosi e lasciandosi modellare dalle urla, gli abbracci, le lacrime che li abitano. I luoghi in Paolo Virzì non sono mai solo e soltanto semplici scenari; sono personaggi pronti a entrare in scena, per lasciarsi ammaliare e scrutare.

Corrono i ragazzi per le strade inquadrate (“Notti Magiche”); le attraversano sospiranti con un pullman d’epoca (“La prima cosa bella”), con un motorino singhiozzante (Tutta la vita davanti)o con un camper di famiglia (“Ella & John”). Intorno a loro città, campagne, incroci, istantanee rubate di esistenze giocate sempre sul filo del realismo. Sono luoghi facilmente individuabili o esplicitamente nominate, quasi per sottolineare l’importanza che essi giocano nelle vite dei personaggi. Mai destinate a un altrimenti immeritato anonimato i dettagli urbanistici dei film di Virzì si legano con cura maniacale ai movimenti degli attori. Un abbraccio sincero e silenzioso durante il quale gli uni rafforzano gli altri esaltandosi a vicenda. Perfino un non-luogo come può essere un call-center diventa specchio delle frustrazioni e aspirazioni negate dei propri protagonisti. Ogni vetrata non solo riflette i volti degli interpreti, ma anche le pagine delle tante piccole favole nere che lì si svolgono in sordina. Le camminate di Marta, Lucio, Giorgio, Sonia lungo i corridoi della struttura (la Multiple, azienda di vendita deserta e avveniristica, dislocata in una periferia romana isolante i propri precari dipendenti come degli ignari partecipanti a un reality-show) sono corse infinite alla ricerca di una stabilità impossibile da raggiungere.

ovosodoA volte è una scuola ad aprire le porte di mille probabili avventure. Un fortino magico dal quale reperire un mantello magico col quale nascondersi dalle difficoltà domestiche. Basta un compagno d’istituto, una professoressa ed ecco che anche uno come Piero in “Ovosodo” si mette alla ricerca della propria rivalsa privata. Rivalsa che cercano anche le due protagoniste di “La pazza gioia”, attraversando in lungo e in largo la costa toscana e i campi rigogliosi, colorati, proprio come rigogliosa è la fantasia e la mente delle due donne.

Un legame talmente simbiotico quello tra personaggi e paesaggi nei film di Virzì tanto da costituire parte del titolo di una delle sue opere più famose: “Caterina va in città”.
Il trasloco da Montalto di Castro alla caotica capitale segna la vita della giovane protagonista, dando il via a una nuova fase della sua esistenza fatta di divertimento, attrazione verso mondi prima del tutto sconosciuti (tatuaggi, fughe d’amore, feste). Roma non è più una semplice città, ma la proiezione più ribelle di Caterina.

Una Roma che attira i giovani, fagocitandone sogni e speranze, che ritorna prepotente anche nell’ultimo film di Paolo Virzì, Notti Magiche. Una giostra nostalgica di miti del cinema italiano del passato ridotti a fantasmi idiosincratici di un’Italia non dissimile da quella di oggi: un’Italia che promette, ma non mantiene.

E intanto i giovani protagonisti di Virzì corrono, si amano, urlano, mentre la città guarda. E si fa guardare.