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Nella tana dei lupi: sfida tra capi branco a Los Angeles

Raramente la versione liberamente tradotta di un titolo è migliore di quello originale. Per l’esordio alla regia di Christian Gudegast – sceneggiatore de Il risolutore (2003) e Attacco al potere 2 (2016) – Nella tana dei lupi (2018) si dimostra però un’ottima variante dell’originale Criminal Squad, capace di conservarne, forse con maggiore efficacia, la duplicità di fondo e la puntualità, aggiungendo inoltre qualcosa sugli sviluppi della trama. Sì, perché in questo action thriller i lupi del titolo fanno riferimento tanto agli Outlaw, il gruppo di esperti rapinatori di banche capitanati dall’impassibile Ray Merriman (Pablo Schreiber), quanto al branco dei Regulator, la squadra anticrimine guidata da “Big Nick” O’ Brien (Gerard Butler) – nel cast troviamo anche il rapper 50 Cent.“Noi siamo i cattivi” dice il detective O’ Brien all’autista degli Outlaw Donnie in un anomalo interrogatorio, mettendo subito in chiaro quanto siano lontani da un ritratto idealizzante i cosiddetti “buoni”, i quali non nascondono la loro predilezione per alcol, prostitute e metodi violenti. O’ Brien, il cui personaggio è debitore di quella vasta schiera di poliziotti “maledetti” e dai metodi drastici – da “Popeye” de Il braccio violento della legge (1971) a il Tenente Harvey Keitel de Il cattivo tenente (1992) – senza possederne certo il fascino e la ricchezza, è un alcolizzato rozzo e invadente, con tanto di famiglia disgregata dalla condotta di un padre assente e di un marito infedele. All’opposto, i criminali appaiono dei salutisti, dediti a esercizio fisico e cure paterne (poco ortodosse).Lupi 2

Gli eventi portano subito i due schieramenti ai lati opposti del campo di battaglia, in una Los Angeles “capitale delle rapine in banca” – come recita la didascalia introduttiva –, in cui i proiettili piovono a raffica solo dopo però che i due capi branco si sono sfidati in un duello psicologico per tutta la durata del film – Gudegast cita tra i suoi riferimenti Heat (1995) di Michael Mann. Contrapposizione affidata non solo al montaggio alternato nella canonica sequenza della pianificazione dei due piani (criminale e anti-criminale), ma soprattutto al modo in cui entrano in dialogo, per opposizione, le diverse situazioni familiari dei leader e i loro stili di vita. Un action a cavallo tra A.C.A.B. (2012) – lungi però da intenti sociali – e il film di rapina da “colpo del secolo” che purtroppo non riesce ad approfondire del tutto la guerra fredda tra i due maschi alfa, la quale avrebbe necessitato di una maggiore robustezza a livello psicologico. Il film si dimostra più efficace invece nei momenti più puramente thriller, affidati soprattutto al personaggio di Donnie, il cui ruolo all’interno degli Outlaw si rivela fondamentale. Nell’insieme, un buon esordio per Gudegast, che con Nella tana dei lupi porta a compimento un progetto concepito nel 2002, dopo la lettura del saggio Where the Money Is, e rielaborato nel corso degli anni dai produttori Mark Canton e Tucker Tooley. Un film che se leggermente ridimensionato nelle aspettative e meglio approfondito avrebbe raggiunto risultati maggiori.

Riccardo Bellini 22/03/2018

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