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“Mamma+Mamma”: dov'è l'«abbondanza d'amore»? Una riflessione sulla rappresentazione della genitorialità gay in Italia

ROMA – Il 14 febbraio arriva nelle sale italiane ''Mamma+Mamma'', il film opera prima di Karole Di Tommaso, prodotto da Bibi Film e Rai Cinema, presentato in anteprima lo scorso 12 febbraio al Nuovo Cinema Aquila, alla presenza del cast e di associazioni e personalità vicine al mondo LGBTQ+. Non si poteva scegliere luogo migliore per presentare un film del genere, il Pigneto, quartiere lesbico per antonomasia. E infatti “Mamma+Mamma” ci racconta di Karole e Ali, due donne che si amano e che vogliono diventare mamme dello stesso bambino tramite l'inseminazione artificiale, che sperimentano in una clinica di Barcellona, non essendo ancora regolata legalmente in Italia. Il film, realizzato con il contributo del MiBAC e con il sostegno di Regione Lazio e Fondazione Apulia Film Commission, è distribuito da Bibi Film insieme ad Altri Sguardi, la nuova etichetta che si propone di creare nuovo calore intorno al cinema italiano, di ritrovare un dialogo con lo spettatore sostenendo film che lo facciano riflettere mentre raccontano la complessità del nostro presente.

Mamma+Mamma“Mamma+Mamma” nasce da «un'abbondanza d'amore»: così Karole di Tommaso, intervistata dalla giornalista Michela Greco, presente in sala, illustra la genesi del suo film, frutto del lavoro appassionato di una crew di sole donne, in cui è sottile il confine tra biografia e sceneggiatura (firmata da Chiara Atalanta Ridolfi). Si tratta infatti del racconto dell'esperienza realmente vissuta dalla regista e da sua moglie Alessia, circa due anni fa, per coronare il loro desiderio di maternità.
La gestazione del film comincia appunto nel 2016, quando Karole comincia a scrivere il suo «diario delle emozioni», in un momento in cui, in Italia, veniva approvato il DdL Cirinnà sulle unioni civili. La sera del 20 maggio 2016, mentre nelle piazze italiane si scatenavano i festeggiamenti e si sbandieravano le bandiere arcobaleno per questa conquista tanto attesa, Karole credeva che non ci si poteva che aspettare di meglio dal futuro. E invece, dice, oggi «stiamo peggio di allora».
Eh già, perché la legge Cirinnà prevede che persone maggiorenni dello stesso sesso possano costituire unione civile, godendo degli stessi diritti sociali, fiscali, patrimoniali delle coppie eterosessuali sposate. Tranne uno: l'adozione congiunta, che era prevista dal primo testo unico presentato in Senato nel 2014, ma che la stessa Cirinnà decise poi di vietare, avendo eliminato ogni riferimento al matrimonio, e nominando invece tutti gli articoli del Codice Civile. Ad oggi, l'unica adozione possibile per le coppie omosessuali è l'adozione del figlio del partner.
La senatrice Cirinnà è presente in sala e, dopo aver manifestato tutta la sua solidarietà nei confronti del mondo gay («sono iscritta al Mieli e all'Arcigay»), ci dice: «avremo l'equiparazione dei diritti sul matrimonio e sulla genitorialità. Non si torna indietro sulle unioni civili, ma non si va neanche avanti». Insomma, Karole e la sua produttrice, Matilde Barbagallo, credevano di essere in ritardo per pensare un film del genere, che le coppie omosessuali di lì a poco avrebbero acquisito anche il diritto all'adozione. E invece, dopo quasi 3 anni, i figli delle famiglie arcobaleno continuano a essere invisibili per lo Stato italiano. Ma “Mamma+Mamma” non nasce con l'intenzione di fare politica, né polemica: Karole Di Tommaso ci dice di aver iniziato a scrivere questo suo diario per raccontare a suo figlio il contesto caotico in cui è nato.

Mamma+Mamma3Dopo i discorsi di presentazione e di grandi speranze, la visione di “Mamma+Mamma” ci lascia delle sensazioni contrastanti: da un lato, ci rincuora il tentativo di raccontare una realtà – quella delle coppie e famiglie lesbiche e omosessuali – della quale la maggioranza degli italiani e delle italiane conosce ancora molto poco, considerandolo un mero capriccio, secondo la retorica per cui “in Italia i veri problemi sono altri”. Dall'altro, affronta questa questione accarezzandola appena, passivamente, facendola slittare quasi in secondo piano.
Con l'intento di non fare polemica non va a fondo di niente, e l'ennesima stimolazione ormonale non andata a buon fine genera in mamma Ali (interpretata da Maria Roveran) lo stesso livello di stress dell'acqua che non esce più dalla doccia. Anzi, quando l'acqua non esce e ad Andrea (Tagliaferri, terzo personaggio incomodo e fastidiosissimo, ex fidanzato di Ali che vive “a scrocco” a casa di lei e della sua ragazza) viene una crisi di nervi, Ali chiede allarmata a Karole (Linda Caridi) di trovare una soluzione pur di farlo stare buono. O ancora, dopo il fallimento del primo tentativo di rimanere incinta, Ali regala ad Andrea, per farlo andare a cena con la ragazza che lo aveva lasciato, i cento euro che Karole ha faticosamente messo da parte per volare ancora una volta verso la clinica di Barcellona a tentare di nuovo. Alla fine della proiezione, non abbiamo capito, paradossalmente, quale fosse la posizione del personaggio di Alessia riguardo il suo restare incinta. Sembra subire più che vivere questo processo.

Mamma+Mamma2Non sentiamo la complicità e la battaglia appassionata delle due, non è questo a emozionarci. Il “miracolo” del test di gravidanza finalmente positivo non suscita in loro la felicità che ci aspetteremmo. Ciò che più ci resta dalla visione del film è invece il forte desiderio e la tenacia di Karole (grazie alla vitale interpretazione della Caridi) di avere questo figlio dalla donna che ama. Ci emoziona l'illustrazione del suo contesto d'origine (Guardialfiera, un piccolo paesino in provincia di Campobasso), che trova ampio spazio nella pellicola, tra presente e passato: ci sono i suoi ricordi di bambina, di quando faceva la pipì in piedi insieme al fratello, con grande disdegno del prete del paese; c'è la genuinità dei vecchi del suo paese, la premura della madre e la sua difficoltà di dirle la verità. Ma lo confida a suo nonno, di volere un figlio con un'altra donna, gli spiega che in Italia non è possibile farlo, ci vogliono un viaggio in Spagna e tanti soldi. E allora lui le fa arrivare a casa un vaglia coi risparmi di una vita. Perché lui, ormai vecchio, ha già amato e sognato tanto con la sua donna, e ora è giusto che sua nipote investi nel suo amore – anche se non ha scelto di sistemarsi con un uomo, che magari sarebbe stato più facile.

Perché «quando si parla con le storie, e non con le ideologie, avvengono i miracoli», ci ricorda l'attrice Linda Caridi dopo la proiezione del film. Lei e Maria Roveran ci raccontano della preziosa settimana romana trascorsa insieme alle vere due mamme, per conoscersi a vicenda. Maria ci dice di aver cambiato la sua idea sulla maternità dopo aver incorporato, da attrice, la visione del mondo di Alessia. Sente che la sua percezione è stata trasformata per sempre dopo questo incontro. Linda regge lo schermo tanto bene quanto sa già fare incantevolmente con il palcoscenico, è la forza portante di questo film. Sa restituirci una Karole che è – come lei stessa la definisce – «una donna molisana piantata, che crede che quello che vuole arriverà». Ci racconta di come si sia ritrovata a «mettersi addosso, in pochissimo tempo, una cosa enorme». Di come le persone di Guardialfiera l'abbiano «presa d'assalto» per insegnarle il dialetto molisano tramite i più svariati espedienti, aiutandola così a fare pratica con la lingua, con cui aveva già iniziato a familiarizzare dedicandosi all'ascolto di registrazioni di poesie e stornelli molisani.

In conclusione, vale la pena vedere “Mamma+Mamma” per conoscere il talento di Linda Caridi, vera forza portante del film, attraverso la sua interpretazione fresca e generosa; per le musiche di Giulia Anania e Marta Venturini, per l'amabile cameo di Lilith Primavera e perché, seppur con poca energia, può essere un impulso per ripensare e ampliare la nostra idea di genitorialità.

Sara Marrone, 13/02/2019

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