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László Nemes dipinge il "Tramonto" di un'epoca nel suo secondo film

sunset Laokoon Filmgroup

Rimarrà nelle sale italiane per tre soli giorni (4, 5 e 6 febbraio) il secondo film del regista ungherese László Nemes, Tramonto (titolo originale Napszállta), presentato in concorso a Venezia e proiettato al Toronto Film Festival. Nemes torna alla regia dopo aver vinto Gran Prix della Giuria a Cannes, Golden Globe e Premio Oscar al miglio film straniero per Il figlio di Saul (Saul fia) realizzando un film stilisticamente molto vicino al primo lavoro. L’immersione all’interno della vicenda grazie ad una macchina da presa a spalla ossessivamente vincolata al personaggio, tecnica che aveva reso famoso Il figlio di Saul, e’ riproposta in Tramonto e applicata alla storia della giovane Irisz Leiter, “modista” ungherese di inizio secolo che si muove in una Budapest animata da forze misteriose ed incontrollabili. Tramonto e’ un film estremamente complesso che trae la sua forza dall’unione di un’insieme di elementi. In una continua e opprimente visione soggettiva viviamo la ricerca di Irisz, orfana di una ricca famiglia di cappellai che scopre di avere un fratell

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o criminale di cui non conosce nulla. Assieme al suo cambiamento e alla progressiva (auto)definizione della sua identità, anche il contesto si mostra mutevole ed instabile: a Budapest dilaga il crimine e la violenza mentre vengono smascherate le malefatte della classe borghese. Questi movimenti sociali, vissuti da Irisz in prima persona, costituiscono il terreno fertile per la crescita dell’insubordinazione e del caos che getteranno l’Europa ottimista, moderna e progressista della Belle Époque nell’oscurità delle guerre mondiali, segnando definitivamente il tramonto di un epoca socialmente, moralmente e culturalmente crepuscolare.
Il personaggio di Irisz e’ stato definito dallo stesso regista come una “strana Giovanna d’Arco”, una donna in missione, quindi, non per conto di Dio bensì di sé stessa, che cerca di percorrere al contrario il processo di frammentazione identitaria tipico dell’inizio del Novecento. Irisz e’ animata da sentimenti contrastanti, non comprende tutto ciò che avviene attorno a lei, spesso si trova ad agire istintivamente. Costretta ad interagire con moltissimi personaggi, Irisz finisce talvolta col perdersi in questo caleidoscopio di incontri e di suggerimenti. Nemes infatti saggiamente ci preclude spesso una facile comprensione, sacrificando la linearità narrativa in nome della creazione di un’atmosfera enigmatica, impenetrabile. Il viaggio interiore di Irisz riflette dunque il cambiamento epocale che si stava verificando in quegli anni, portando allo scoperto le tensioni nascoste che agitavano l’Europa. 
Dietro la loro straordinaria bellezza si nasconde l’orrore del mondo”, dice uno dei criminali riguardo i cappelli della famosa ditta Leiter di cui Irisz e’ dipendente. In questa frase si nasconde forse la premessa del film: mostrare il risvolto della medaglia, ovvero le tensioni deleterie dissimulate dietro una parvenza di benessere e progresso. Nel 2002 Alexander Sokurov aveva provato a descrivere un processo simile nel visionario Arca Russa, film dal quale Nemes probabilmente ha tratto ispirazione. In Tramonto come in Il figlio di Saul il regista ungherese predilige lunghissimi piani sequenza ed uno stile iper-realistico, avvicinandosi quindi all’utopia cinematografica del tempo reale equivalente al tempo diegetico realizzata magistralmente da Sokurov. Nemes infatti ragiona sulla possibilità di un tempo estremamente dilatato, giocando sui tempi morti e su dettagli solo apparentemente insignificanti al fine di ottenere uno stile a tratti opprimente, soffocante.
Lo sforzo produttivo necessario per la realizzazione di Tramonto e’ stato significativo: circa nove milioni di euro (fonte Imdb) sono stati stanziati per il secondo ambizioso progetto di Nemes che ha ricambiato la fiducia mantenendo alte le aspettative per un film lontano dallo stereotipo del film in costume.
Rispetto a Il figlio di Saul, film essenziale, asciutto, icastico, Tramonto riesce nel suo obiettivo solo in parte, procedendo a singhiozzi per i 142’ di durata, appesantito per via della moltitudine di sottotrame che vengono spesso abbandonate con troppa facilità. Nemes, ad ogni modo, si conferma autore di un cinema personalissimo, inquietante nel senso migliore del termine, mai banale e ricco di riferimenti storici e culturali. Il suo cinema e’ complesso, colto, si compone di una vasta gamma di fonti e produce un risultato altrettanto ricco. Va gustato e scoperto lentamente, immergendosi completamente nel mondo che di volta in volta Nemes sceglie di farci vivere. Qui il link al trailer italiano: Tramonto - trailer italiano

Marco Giovannetti
05/02/2019

Photo credits: Laokoon Filmgroup