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“La tierra y la sombra”: storia di un amore scritto con il pianto

Premio Caméra D'or al Festival di Cannes 2015
Regia: César Augusto Acevedo
Interpreti: Haimer Leal, Hilda Ruiz, Edison Raigosa
Uscita: presentato nella rassegna “Le vie del cinema da Cannes a Roma”


La macchina da presa fissa ai bordi di una soleggiata strada di campagna, osserva l'avanzare di un anziano uomo, seguito da un camion che al suo passaggio occulta l'obiettivo, ricoprendolo di una patina opaca, mistura di polveri fluttuante attraversata da fievoli bagliori, che mutano l'immagine iniziale in una suggestiva composizione di luci ed ombre. L'incipit di “La tierra y la sombra” basterebbe per descrivere la storia di un paradiso divenuto inferno: il paese a cui fa ritorno Alfono diciassette anni dopo aver abbandonato quella casa, circondata adesso da grandi piantagioni di canna da zucchero. L'incessante pioggia di cenere provocata dai continui incendi, è l'essenza stessa di un male che si annida fin dentro le ossa di Gerardo, figlio morente e padre di famiglia che, dal proprio capezzale, scruta tra le strette fessure della finestra il paesaggio esterno, miraggio di una vita rinnegata, sogno ad occhi aperti che si allontana sempre più verso l'orizzonte.
Il vecchio contadino ripercorre le vie della memoria, i luoghi dell'anima, tra le fitte sterpaglie e i sentieri, nel disperato tentativo di riconquistare il suo posto e salvare la sua famiglia. Acevedo riprende con estrema delicatezza e rispetto del dolore, segue i movimenti emozionali dei suoi personaggi, concedendosi il tempo di lunghe carrellate: svelatrici di quel moto interiore che, dal silenzio crepuscolare domestico, converge in direzione dello sguardo del figlioletto, ultimo baluardo di un futuro ancora possibile. L'ostinazione di Alfonso trova non poche resistenze, affannandosi al punto di riscattare l'orgoglio di Gerardo, lasciandogli assaporare i profumi, i suoni della natura, in una lotta contro la malinconia che pervade il film per tutta la sua durata.
Quel disincanto che sopraggiunge nell'ebbrezza di una notte afosa, amara verità che risucchia via il tempo rimasto, testimonianza di una solitudine che pareggia il sacrificio necessario affinché la speranza di salvezza, possa vincere una realtà corrotta, laddove ogni sfumatura benevola è un ricordo lontano, da ricercare altrove. “La tierra y la sombra” è una poesia per immagini affascinante e decadente, capace di lasciar dialogare con maestria e destrezza di sguardo il piano reale con quello immaginario. L'ultima pagina di un diario che ci insegna come a volte, l'amore, si può scrivere soltanto con il pianto.

Vincenzo Verderame 15/06/2015