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“La corrispondenza”: l'amore e il suo doppio virtuale secondo Giuseppe Tornatore

Di indubbio fascino la metafora a cui si rifà Tornatore per descrivere il vuoto, l'incorporea distanza che sempre più caratterizza i rapporti sentimentali al giorno d'oggi. Come il bagliore di una stella ancora visibile dopo il suo declino, la fine annuncia un nuovo inizio: e chi meglio del regista di “Nuovo Cinema Paradiso” accompagnato da Morricone per raccontare l'amore?
Tornatore fa suo il più classico dei temi procedendo invero all'opposto: dalla rappresentazione materiale di emozioni vissute dal vero e davvero, a quella riprodotta e uniformata dal sistema tecnologico, altrettanto reale in un'epoca permeata da modi di fruizione. Non a caso, la prima e l'ultima inquadratura raccordano il senso dell'analisi sulla coppia, con tutti gli ostacoli e imprevisti del caso. “La corrispondenza” inizia mostrandoci da subito il bacio appassionato tra Ed Phoerum, docente e famoso ricercatore di astrofisica, e Amy, sua studentessa e nel tempo libero stuntwoman per il cinema, durante il loro primo e ultimo incontro romantico del film.
Dopo l'improvvisa e misteriosa scomparsa del professore, la pellicola coinvolge lo spettatore dentro una tessitura di confessioni in digitale, con le quali Ed continua a comunicare con la ragazza nei mesi successivi via Skype e in seguito tramite video pre registrati, sms ed e-mail. Non è secondario infatti che i protagonisti siano due scienziati, e la struttura logica alla base dell'intricata rete di messaggi ideata dall'uomo rispecchi quella del film stesso, benché a tratti appaia ridondante nel racconto.
L'autore siciliano però da profondo conoscitore del presente riesce a inquadrare i cortocircuiti, traslando l'indagine personale verso una più ampia riflessione sulla forza dell'amore nell'era delle chat. Se nell'opera che vinse l'Oscar era il cinema allegoria del decadimento, ora è il dettaglio di una lacrima incastonata in un corpo bellissimo; quel calco in gesso della splendida Olga Kurylenko tramutato in una scultura che ha inciso nel tempo l'imperfezione.
Anche il volto del carismatico Jeremy Irons svela sullo schermo il suo doppio pixelato, il ritratto distorto che torna a essere limpido per rammentarci la sublime e indecifrabile natura del sentimento. Certa invece è quella originale e ambiziosa de “La corrispondenza”, il suo porre l'accento sulla percezione delle immagini mediate e la loro l'influenza sulle relazioni, sperimentata sulla pelle dall'attrice ucraina che, di fatto, si è ritrovata a interagire con un personaggio che pre-esiste a tutto.

“La corrispondenza” di Giuseppe Tornatore
con Jemery Irons, Olga Kurylenko, Simon Johns, James Warren, Paolo Calabresi
dal 14 gennaio al cinema

Vincenzo Verderame 17/01/2016

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