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L’Urlo di Francesco Barilli, un racconto distopico che invita a riflettere sul nostro presente

A quale prezzo vendereste le vostre emozioni in cambio del benessere sociale?

È questo un po’ il quesito che viene da porsi durante i titoli di coda de L’Urlo (regia di Francesco Barilli), remake del più noto cortometraggio scritto e diretto mezzo secolo prima da Camillo Bazzoni (il primo della trilogia di fantascienza cui fanno parte anche L’invasione e La caduta di Varema). Ed è anche, se vogliamo, la riflessione più profonda e nascosta nell’animo di ciascuno di noi, e che, di fronte all’emergenza COVID-19 con tutte le sue implicazioni, temiamo di dover di nuovo affrontare con maggiore consapevolezza.

Prodotto nel 2019 da Avila Entertainment s.r.l., la pellicola è stata resa disponibile in streaming (gratuitamente) lo scorso 22 marzo su Facebook e Youtube, sposandosi perfettamente con tutti quei tratti distintivi che stanno segnando profondamente l’attuale momento storico influenzato dalla pandemia: crisi dei valori, incertezze e paure, distanza sociale, sentimenti umani. A metà strada fra “1984” di G. Orwell e “Il cacciatore di androidi” di P.K. Dick, L’Urlo di Barilli si serve ancora una volta di un futuro distopico inscenato per le strade e gli edifici di Parma e provincia, forte questa volta delle nuove tecnologie a disposizione, usate per mantenere comunque invariato il messaggio del corto originale. Rispetto al 1966, il regista stavolta cede i panni del protagonista Paolo Caren a Luca Magri, lasciando alla telecamera essenzialmente il compito di seguire il Nostro durante la sua strenua (quanto vana) fuga dall’ordine sociale costituito, fatto di repressione poliziesca, propaganda, controllo e condizionamento mentale.

«Ho accarezzato a lungo l’idea di rifare il capolavoro di Vittorio Storaro e Camillo  Bazzoni – racconta lo stesso Barilli – e alla fine ho ceduto. Cercando di fotografare una Parma futuristica e sconosciuta, mi sono sforzato di raccontare la stessa storia, con la differenza che nel film degli anni‘60 si raccontava di quello che sarebbe stato il futuro. Mentre con il nuovo, si racconta più o meno il mondo attuale».

Sono davvero inammissibili come sembrano le emozioni e le passioni umane? Che fine farà la nostra concezione dell’arte, in tutte le sue forme? Vogliamo davvero incorrere nel rischio di una totale spersonalizzazione dell’umanità in virtù di un benessere puramente artificiale, gestito dalle mani di pochi? Rinunciare alla nostra individualità preferendovi un posto al sicuro, all’interno di una comunità di automi?

Interrogativi che spaventano, ma ai quali occorre dare una risposta al più presto. E sui quali, sostanzialmente, si fonda tutta la forza di questa nuova versione de L’Urlo, che dopo la partecipazione a numerosi festival (tra cui il Trieste Science+Fiction Festival 2019) ed essere stato presentato nelle sale, ha vinto il Platinum Remi Award al World-Fest Houston International Film Festival.

Jacopo Ventura, 11/05/2020

 

Link al film: https://youtu.be/7BSUJu8GQxY

CAST TECNICO E ARTISTICO

Regia                    FRANCESCO BARILLI

Produttori         LUCA MAGRI, PIETRO CORRADI e ANTONIO AMORETTI

Sceneggiatura  FRANCESCO BARILLI

Fotografia          PIERPAOLO PESSINI

Montaggio         NICOLA TASSO

Costumi              FRANCO SETTI

Suono                  NICOLA TASSO

Scenografia       FRANCESCO BARILLI

 

PERSONAGGI E INTERPRETI

Paolo Caren      LUCA MAGRI

La ragazza         RALUCA DONTU

I poliziotti          ADRIANO GUARESCHI e BAIDY KANDE

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