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Karawan Fest, la gioia dell'integrazione tra i cortili di Tor Pignattara

L'anima del Karawan Fest sta tutta nel sottotitolo che lo accompagna: il sorriso del cinema migrante. Poche parole chiave, ma essenziali per comprendere lo spirito di un festival unico nel suo genere. Il sorriso è quello dei bambini e dei ragazzi di seconda e terza generazione che abitano la periferia multietnica di Roma Est. Il cinema è quello delle otto commedie proiettate nei sei giorni di festival, dal 6 all'11 giugno. La migrazione sta nel soggetto di queste pellicole, tutte dedicate all'integrazione fra diverse culture, ma anche anche nello spostamento che il pubblico deve compiere per raggiungere i sei diversi cortili posizionati nei quartieri di Tor Pignattara e Pigneto.

Un festival itinerante, dunque, giunto ormai alla sua sesta edizione, che riesce ancora a compiere il suo ruolo cruciale nello scambio e nell'interazione culturale. Il mezzo utilizzato è il più semplice possibile, quello dell'arte per immagini, il cinema, medium trasversale che accomuna tutta il mondo pur mantenendo sempre un propria specifica riconoscibilità di nazione in nazione.
Otto commedie, otto diversi paesi di produzione (dall'Austria alla Romania, dalla Cina al Bangladesh), un numero indefinito di lingue che si mescolano in un melting pot stimolante dal quale traspaiono gli aspetti più buffi e divertenti dell'incontro-scontro tra culture. Perché ciò che emerge dalla vita quotidiana di questi quartieri, dove africani, orientali, medio-orientali vivono a stretto contatto con una manciata di italiani, è che l'integrazione non solo è possibile, ma è già effettiva. Al di là delle incomprensioni, delle rivalità, delle paure, il Karawan Fest porta avanti un messaggio che va oltre lo schermo, ma che si espande a macchia d'olio tutto intorno, in quei cortili dove artisti e spettatori, bambini e adulti, migranti e locali, condividono la stesso spazio, mangiano lo stesso cibo, respirano la stessa aria, ridono delle stesse battute.Karawan2

Così è stato, ad esempio, mercoledì 7 giugno, secondo giorno di programmazione del festival. Ad accogliere gli spettatori, nel piccolo anfiteatro della Casa delle Arti e del Gioco del V Municipio, una rappresentazione di marionette per i più piccoli e, a seguire, un estratto dello spettacolo “Narramondo” della Asinitas Onlus, nel quale un gruppo di donne islamiche raccontano la propria esperienza di migranti, di donne e di madri in Italia e nel resto del mondo. Le stesse donne hanno poi offerto un variegato buffet con pietanze provenienti dai rispettivi paesi di origine, un modo piacevole e spontaneo di dare ospitalità al pubblico prima dell'evento clou della serata: la proiezione del film “300 Worte Deutsch” (300 parole in tedesco).
La pellicola è “una commedia scoppiettante sul conflitto culturale e sull'islamofobia dilagante in Europa”, che racconta la storia di un gruppo di “mogli turche” nel disperato tentativo di imparare le famigerate 300 parole tedesche per ottenere la cittadinanza in Germania. Eroina della storia è la giovane Lela, tedesca di origini turche, costretta dal padre tradizionalista Marc a improvvisarsi insegnante e che si troverà ben presto a fare i conti con un amore inatteso. Il film procede sui binari tracciati senza particolari scossoni, sfruttando gli stereotipi figli del conflitto culturale turco-tedesco per generare tante piccole gag apprezzabili anche da chi è esterno a tali dinamiche.

La presenza quantomai piacevole dell'attrice protagonista Pegah Ferydoni ha arricchito la parte conclusiva della serata, rispondendo alle domande degli spettatori nonostante il simpatico “disturbo” dell'appiccicosa figlioletta. L'intervento della Ferydoni, madre e migrante esattamente come le donne che l'hanno preceduta, rispecchia alla perfezione l'essenza del Karawan Fest. Chi più di lei, infatti, iraniana cresciuta a New York e trasferitasi in Germania, può rappresentare lo spirito itinerante, poliglotta e multiculturale di questa manifestazione. Uno spazio prolifico di interazioni che merita visibilità e attenzione e che, siamo sicuri, continuerà ad averne sempre più negli anni a seguire.

Carlo D'Acquisto 10/06/2017

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