Secondo appuntamento con i Duetti di "CityFest" al Teatro di Villa Torlonia
Nella suggestiva cornice del teatro di Villa Torlonia si è svolto il secondo appuntamento con i Duetti del progetto “CityFest”, dopo il successo ottenuto da Pierfrancesco Favino ed Elio Germano. Questa volta a dialogare, a raccontarsi e a confrontarsi con Mario Sesti sono stati Isabella Ragonese e Michele Riondino, due degli attori più talentuosi e promettenti del panorama cinematografico e teatrale italiano. Un incontro con il pubblico che, grazie alla sintonia e alla bravura dei due, si è trasformato in un racconto che ha ripercorso tutte le tappe della loro carriera, dei loro più grandi successi, ma anche della loro vita, della loro amicizia, del loro modo di essere e di pensare. Ragonese e Riondino sono due attori che hanno molto in comune, entrambi nati dal teatro, che li ha formati, che li ha fatti incontrare e che non li abbandona mai, ed entrambi più volte compagni di set, dal celebre “Dieci Inverni” fino al “Giovane Favoloso” di Martone.
Sul palco insieme, per un momento, sembra di rivedere appunto Camilla e Silvestro, i protagonisti di “Dieci Inverni”, film che ha decretato l’inizio del loro successo e che ha segnato un’intera generazione. Mario Sesti esordisce affermando che li avrebbe visti benissimo come protagonisti dei film della nouvelle vague francese e Riondino risponde dicendo che sarebbe stato per loro bellissimo, però da sempre hanno interpretato ruoli di trentenni nei quali i giovani si sono rispecchiati e identificati, da “Tutta la vita davanti”, a “Dieci inverni”, ad “Acciaio”.
La proiezione di brevi clip dei loro film più significativi accompagna il loro racconto e loro parole, permettendo inoltre ad essi di rivedersi. Così la Ragonese afferma: "Non mi piace rivedermi subito, deve passare un po’ di tempo, deve esserci quel distacco che può farmi dire Isabella hai dato il massimo in quel momento. Ora ad esempio la scena di “Nuovomondo” la farei in maniera completamente diversa, e magari non andrebbe bene, perché ho dato il meglio di me in quell’istante.” Parlano poi del loro modo di lavorare sul personaggio, della preparazione dei film, degli aneddoti irraccontabili delle prove di “Dieci Inverni”, del lavoro sul set di Virzì, Crialese o Mordini, della costruzione di un personaggio anche dal punto di vista dialettale. Riondino racconta: ”Siamo un pugliese e una siciliana e spesso siamo chiamati ad interpretare i rispettivi ruoli di siciliano e pugliese, così come ho dovuto interpretare ruoli in napoletano o piombinese. Per fare ciò non ho fatto altro che imitare i gesti, la voce, la cadenza di persone siciliane, napoletane che ho conosciuto.”
Tra le sequenze più emozionanti dei loro film, tra testimonianze e aneddoti, Mario Sesti conduce per mano, con pertinenza e discrezione, i due colleghi in questo dibattito che si trasforma in una “chiacchierata pubblica” tra due amici di lunga data, che li porta a confrontarsi , a spiegare il perché hanno scelto di fare questo mestiere (“Quando sul palco stai bene capisci che quella è la tua vita e non desideri altro”- Ragonese) , a parlare della bellezza di questa professione, con le trasformazioni fisiche e morali che esso comporta ( “A me piace molto cambiare” afferma Riondino), della meraviglia di essere uno strumento nelle mani e al servizio del regista. Questo Duetto di “CityFest” si è rivelato quindi un incontro che ha permesso di conoscere più da vicino due degli interpreti più promettenti della scena cinematografica italiana, di ascoltare le loro storie, i loro pensieri, le loro speranze e i loro timori per il futuro. Sul finale Riondino si lascia andare ad una riflessione pessimista –“La politica dovrebbe interessarsi maggiormente alla cultura, alla formazione, purtroppo siamo in un periodo difficile, non prevedo nulla di buono”.
Di sicuro ci saranno periodi bui e difficili, di forte cambiamento e trasformazione, ma certamente la bravura, la preparazione, la semplicità, la professionalità di questi due giovani attori permetteranno al cinema e al teatro italiano di brillare nel mondo.
Maresa Palmacci 01\07\2015