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"Fantasticherie di un passeggiatore solitario" l'opera prima di Paolo Gaudio al Fantafestival

"Non è un fantasy tout court" annuncia il regista alla presentazione dell'anteprima della sua opera prima "Fantasticherie di un passeggiatore solitario" e continua "a volte è scorreto nei confronti del genere stesso".

Quando è il regista stesso a dirlo non si può far altro che crederci, però in questo caso Paolo Gaudio pecca di modestia. Tre le storie narrate che si snodano e sgarbugliano piano a piano, dando tutto il tempo allo spettatore di godersi ogni cambiamento di ciascun racconto. Paolo Gaudio prende spunto dall'opera incompiuta dello scrittore e filosofo francese Jean-Jacques Rousseau e presenta "un film anarchico, libero, una favola sul senso di colpa e fallimento" grazie a vicende che si svolgono in epoche storiche e uiniversi differenti. La cornice del racconto è la storia narrata nel libro scritto e poi ritrovato, che rappresenta inoltre il punto di incontro e fine ultimo di tutti i livelli narrativi. Addentrandoci nella storia troviamo Theo e Chloe, due ragazzi che rappresentano il presente.fantasticherie di un passeggiatore solitario

Theo (Lorenzo Monaco), appassionato di opere incompiute, trova per caso il libro "Fantasticherie di un passeggiatore solitario" e cerca  di scoprirne di più al riguardo, fino a voler trovare Vacuitas, un posto magico. Ad un secondo livello ci viene presentato lo scrittore del testo ritrovato: Jean Jacques Renou (Luca Lionello), emblema del passato, che, autoconfinatosi in una stanza-prigione, si impone di scrivere un'opera con la quale, grazie al favore di un negromante imprigionato, creare un luogo dove poter ricongiungersi con la moglie deceduta. E per ultimo è la storia narrata attraverso l'animazione claymation, con la plastilina, che racconta il viaggio nel bosco di un bambino:  protgonista del libro di Renou. Tra stop-motion e una fotografia che tinge il paesaggio di una sfumatura favolistico, Paolo Gaudio proietta la dimensione dell'immaginarioi sul grande schermo con immagini che ricordano la delicatezza e stile registico dell'acclamato regista Wes Anderson. Passato, presente e immaginifico si uniscono per portare alla luce la continua ricerca di un posto magico dove poter ricongiungersi con le persone amate, rimediare agli errori del passato e vivere una vita serena. 

Storie e personaggi ben caratterizzati, un buon rapporto tra il tempo dedicato alle tre narrazioni (in modo tale da mettere in luce tutti i fatti che hanno portato Jean Jacques a scrivere il libro e a Theo ad essere il predestinato a trovarlo), e location eteree fanno sì che all'occhio di chi sta seduto, comodamente nelle poltrone della sala, non ci sia nessuna scorrettezza nei confronti del genere fantasy.

Angela Parolin 25/06/1985

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