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Il Biografilm colpisce ancora confermandosi veramente il festival dell’International celebration of lives

Locandina Biografilm Festival 2019

Tempo di bilanci per il Biografilm Festival, a pochi giorni dalla fine della 15esima edizione che ha avuto luogo come usanza fra i cinema bolognesi dal 07 al 17 giugno. International celebration of lives il sottotitolo del festival che celebra i documentari e le biografie raccontate sul grande schermo. L’edizione di quest’anno ha avuto particolarmente successo, come confermano i numeri: oltre 20.000 presenze in sala e più di 120.000 ingressi al Biografilm Park, lo spazio esterno alle sale cinematografiche che al Parco del Cavaticcio fa risuonare musica, incontri, convivialità. Non solo cinema dunque, per quello che si conferma essere ancora una volta un festival unico nel suo genere a livello internazionale. Mission del Biografilm Festival è quella di scovare e portare alla visione del pubblico piccole e grandi storie, emozionando e prendendo spunto da esse per riflettere su importanti e attuali temi. Un festival che ha anticipato il crescente successo mondiale del cinema a tema biografico, che specialmente in questa edizione si incentra sulla vita e sulle mille sfaccettature che la rendono particolare, unica.
Il 14 giugno alla presenza della giuria internazionale presieduta da Lisa Nur Sultan (sceneggiatrice e autrice di Sulla mia pelle di Cremonini) si è tenuta la cerimonia di premiazione che ha visto vincitori For Sama di Waad al-Kateab e Edward Watts per il Best Film Unipol Award, vincitore anche del premio dell’apprezzamento del pubblico e Celles Qui Restent di Ester Sparatore per il Best Film Yoga Award.
Tra la fitta programmazione delle diverse sezioni dedicate, ho assistito alla proiezione di tre film, a primo acchito molto diversi tra loro ma accomunati nel profondo soprattutto per gli intenti sottesi. Vivere, che rischio è il docufilm che racconta la storia di Cesare Maltoni, scienziato bolognese di fama mondiale e fondatore dell’Istituto Ramazzini. Diretto da Michele Mellara e Alessandro Rossi per Mammut Life, il docufilm restituisce un lucido racconto cronologico della figura dello scienziato, a cui va il merito di aver condotto la prima campagna italiana di screening di massa sulle donne per la prevenzione del tumore alla cervice dell’utero e di aver studiato e portato alla pubblica conoscenza gli effetti cancerogeni di oltre 200 sostanze presenti nelle fabbriche e in generale nel sistema industriale. Al di là del necessario taglio forse a tratti eccessivamente didascalico, il docufilm restituisce la figura di uno scienziato profondamente impegnato nella sua professione ma delineandone con maestria un toccante profilo umano.
La scomparsa di mia madre, già presentato in importanti manifestazioni cinematografiche internazionali e prodotto da Nanof con Rai Cinema, arriva al Biografilm come anteprima italiana. Benedetta Barzini è la protagonista assoluta di questo poetico e struggente ritratto di una donna ormai anziana alle prese con la vita di tutti i giorni e con in mente solo un viaggio, l’ultimo. A rendere speciale il biopic su una delle più famose top model degli anni ’60 è innanzitutto la vicinanza affettiva del regista, al suo esordio: Beniamino Barrese è infatti il figlio della Barzini. Il biopic allora si fa diario e testimonianza diretta della quotidianità della donna, di un difficile rapporto madre/figlio, dei conflitti che derivano dalla di lui insistenza nel voler realizzare un film che parli di lei che, stanca e disillusa, rifiuta qualsivoglia rapporto con l’immagine, condannandone i difetti e la supremazia di cui al giorno d’oggi essa gode. Il biopic diventa vero e proprio documento, pervade l’intimità della donna senza però esser mai voyeuristico, suggella forse un “passaggio di testimone” controvoglia (forse non del tutto) di una donna volitiva e determinata, musa di fotografi e artisti come Irving Penn e Richard Avedon, Salvador Dalì e Andy Wharol.
L’ultimo film visto è stato Selfie di famiglia (Mon bèbè), commedia francese della regista Lisa Azuelos. A differenza degli altri due, questo è un film vero e proprio. Anche se racconta la storia personale di una donna di mezza età alle prese con la partenza della figlia più piccola in un periodo particolarmente difficile della sua vita, non è esclusivamente la biografia di una vita. Il film si serve della tecnica documentaristica solo per delineare profili e storie dei personaggi per poi però inserirle in un substrato di commedia “alla francese” irriverente e dal ritmo molto serrato. La regista dell’acclamato LOL – Il tempo dell’amore confeziona il ritratto di una donna molto fragile che riesce a trasformare la separazione fisica dalla figlia in un momento di crescita personale.
Volendo trovare un filo conduttore fra i tre film, cosa abbastanza naturale a dir la verità, questo è sicuramente la straordinarietà delle vite narrate sullo schermo. Un uomo e due donne, tre vite profondamente diverse per età, stato sociale, appartenenza culturale e geografica. Tre mondi differenti: la scienza, la moda, la famiglia. Immensi universi in cui abitare, esperire, vivere.
Il Biografilm Festival si riconferma uno spaccato unico nel dipingere vite nelle loro infinite realizzazioni, attuando appieno il monito del sottotitolo: International celebration of lives. Appuntamento l’anno prossimo dunque, con la 16esima edizione prevista dal 5 al 15 giugno a Bologna.

Erika Di Bennardo

02/07/2019