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33TFF: “La felicità è un sistema complesso”, di Gianni Zanasi

Regia: Gianni Zanasi
Interpreti: Valerio Mastandrea, Hadas Yaron, Giuseppe Battiston, Filippo De Carli, Camilla Martini
Uscita: 26 Novembre

“Noi sogniamo, sogniamo, ma sognare stanca” pronuncia con tono arrendevole Carlo (Giuseppe Battiston) all'amico e collega Enrico (Valerio Mastandrea), un uomo tanto esuberante quanto introverso, maestro nel mascherare i propri tormenti e le miserie fin troppo diffuse nell'Italia descritta da Gianni Zanasi nel suo ultimo film. Il suo è un lavoro unico e nobile, svolto in maniera impeccabile, anche se in fondo non è difficile convincere imprenditori a lasciare la guida di aziende sull'orlo del fallimento; basta ascoltarli, farsi amico e consigliere di “locuste” arricchite pronte a espatriare, lasciandosi alle spalle schiere di lavoratori appesi a un sottile filo. Nonostante il cinismo di chi dall'alto traccia il loro destino, il meccanismo si incrina quando a Enrico viene affidato il caso Lievi, grosso colosso industriale ereditato dai fratelli Filippo e Camilla, in seguito all'improvvisa morte dei genitori avvenuta in un tragico incidente stradale. In “La felicità..” la dinamica degli eventi pare infatti determinata dall'imprevisto, da tutto ciò che è impossibile controllare, portando i protagonisti a confrontarsi con se stessi e il mondo circostante. La pazzia innocente e le stranezze di Achrinoam (Hadas Yaron), ragazza israeliana diventata, sempre per caso, assistente di Enrico, trascinano le vittime di questo sistema corrotto verso quella felicità che da il titolo all'opera. Zanasi sembra dirci che sognare è ancora possibile, anzi, farlo significa aderire a un dovere collettivo che non fa distinzioni di età, che mette sullo stesso piano le sofferenze dei grandi con quelle di adolescenti smarriti; impreparati certo, ma privi di sostegno e fiducia che, di riflesso, evidenziano la disgregazione familiare e l'ampiezza stessa della crisi. Il film del regista modenese deve molto alla spontaneità e l'originalità interpretativa della coppia Mastandrea-Yaron, due poli opposti che continuamente si attraggono e respingono, abilissimi nel comporre brani dotati di un sarcasmo sempre tagliente. Ma dietro il riso si nasconde in profondità l'inquietudine, la complessità della vita stessa, la fatica del cambiamento e il timore che la felicità sia soltanto un istante da conquistare volta per volta.

Vincenzo Verderame 23/11/2015

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