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“Bioscop”: dieci pezzi “rivoluzionari” di Wu Ming Contingent

“Bioscop” è l'album di esordio di Wu Ming Contingent. 

Questa breve frase racchiude tutti gli elementi necessari per comprendere bene cosa abbiamo di fronte: basta leggere con attenzione, conoscere il significato di ogni singola parola, carpirne le citazioni e i rimandi, cercare, approfondire e capire. In puro stile Wu Ming, insomma, che, per chi non lo conoscesse, è un collettivo di quattro scrittori bolognesi attivo sulla scena culturale italiana dal 2000.  

Wu Ming in cinese mandarino vuol dire “senza nome” e questo pseudonimo è tanto un tributo alla dissidenza (wu ming è un modo di firmarsi frequente presso i cittadini cinesi che chiedono libertà di parola) quanto un rifiuto dei meccanismi che trasformano lo scrittore in divo (da qui anche la scelta dei quattro di pubblicare tutte le loro opere sotto licenza Creative Commons).

Questa la premessa necessaria per inquadrare a grandi (grandissime) linee i Wu Ming e per ricordare che nulla, in tutto ciò che fanno, è lasciato al caso e che tutto ha un preciso significato. 

E veniamo a Wu Ming Contingent, gruppo nel quale militano Wu Ming 2, ovvero Giovanni Cattabriga, e Wu Ming 5, cioè Riccardo Pedrini, entrambi con un passato da musicisti in gruppi della scena punk italiana degli anni '90, rispettivamente Frida Fenner e Nabat. Il Contingent è così composto: Wu Ming 2 alla voce, Cesare Ferioli alla batterie e percussioni, Wu Ming 5 alle chitarre, Yu Guerra al basso e voce, Guglielmo Pagnozzi al sax e Andrea Marmorini al piano.

Anche qui una citazione con un significato ben preciso: il nome Wu Ming Contingent è un omaggio all'album collettivo “Wu Liao Contingent”, pubblicato nel 1999 dalle quattro principali band di Oi! Punk cinese. 

Quindi riassumendo abbiamo scrittori, musicisti e punk. Letteratura e musica, parole e strumenti.

Il risultato è “Bioscop”. Una parola, ancora una volta, non casuale: il bioscopio è un'invenzione protocinematografica, è quello che diventerà poi il proiettore cinematografico. E l'album, infatti, è un caleidoscopio di vite e biografie. C'è la storia di Peter Norman, l'atleta che sostenne la rivolta antirazzista (Olimpiadi, 1968, pugno alzato, guanto nero: sì, sul podio c'era anche lui e lottava insieme a Tommie Smith e John Carlos), c'è la storia di Vittorio Arrigoni e il suo restare umani, c'è Socrates il calciatore socialista, c'è Ho Chi Mihn, Bradley Manning, Peter Kolosimo, Juan Manuel Fangio, John Frum. C'è Roberspierre. E c'è la Rivoluzione, filo rosso che lega tutti i personaggi di questo che potrebbe essere definito anche un concept album, in un certo senso. Infatti a metà del percorso, alla traccia cinque, si piazza una libera interpretazione del brano di Gill Scott Heron “The revolution will not be televised” del 1970 che è stata aggiornata dal Contingent come “La Rivoluzione (non sarà trasmessa su YouTube)”.

Su ruvide basi punk, alternate a pezzi più new wave, vengono snocciolate le parole. La memoria corre veloce alle narrazioni degli Offlaga Disco Pax (e ai giacobini che avevano ragione) ma la voce del Contingent si spinge un po' oltre e declama i testi, li intona, talvolta li canta anche.

L'album richiede un ascolto attento ma non serioso, restituisce indietro energia e divertimento. Questi uomini rivoluzionari tornano a vivere grazie al bioscopio (e ad una buona dose di sarcasmo) azionato dal Wu Ming Contingent. E per par condicio a questo primo lavoro seguirà un secondo volume dedicato alle figure rivoluzionarie femminili.

 

“Bioscop” è uscito il 18 aprile per Woodworm Records, a dieci giorni di distanza dall'uscita nelle librerie de “L'armata dei sonnambuli”, ultimo libro firmato Wu Ming. Due progetti paralleli, un comune denominatore: la Rivoluzione, quella che “potrai farla sempre e solo dal vivo” perchè non sarà trasmessa su YouTube.

 

(Raffaela Cesaretti) 


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