“Romeo e Giulietta” secondo Gigi Proietti: l''ironia che distingue le generazioni
Ad aprire l'edizione 2014 della rassegna shakespeariana del Globe Theatre di Roma è stata, ancora una volta, la tragedia più famosa del drammaturgo inglese: “Romeo e Giulietta” rivive, infatti, nel teatro immerso in Villa Borghese grazie alla regia del direttore artistico Gigi Proietti. La sua è una rivisitazione che tenta di forzare i confini temporali della vicenda, attuandola in situazioni a noi più vicine e più note. La celebre storia dei due giovani innamorati di Verona, appartenenti alle due famiglie rivali dei Montecchi e dei Capuleti, attraversa due epoche: quella attuale, fatta di giovani vestiti come rapper che immortalano i momenti più belli a suon di selfie, e quella passata, dove i nobili sfoggiano un abbigliamento cinquecentesco e le stanze sono arredate con pesanti cassapanche in legno. Questa versione di Proietti è racchiusa nella cornice della modernità, posta all'inizio e alla fine della rappresentazione, mentre il corpo centrale fluisce nella maniera più classica e tradizionale.
Il taglio che il regista ha voluto dare all'opera fa emergere la comicità della vicenda, spesso tralasciata nelle numerose versioni passate: soprattutto nei personaggi di Mercuzio e della Nutrice, Proietti enfatizza le caratteristiche quasi macchiettistiche dei due, portando il pubblico a ridere più di una volta sebbene l'atmosfera pesante della tragedia aleggi sopra la sua testa. In questo modo, il dramma viene a verificarsi senza che quasi si dia la possibilità di accorgersene: solo la morte di Mercuzio per mano di Tebaldo fa precipitare rovinosamente gli eventi, giungendo così alla ben nota conclusione.
Le scelte registiche hanno marcato più nettamente le differenze che intercorrono tra generazioni diverse: i giovani hanno le ali tarpate e il destino segnato dalla stupidità degli adulti, troppo ciechi per accorgersi del bene prezioso che cresce sotto i loro tetti. L'incomunicabilità tra questi due poli diviene qui letale: non un tentativo di approccio viene compiuto dall'alto verso il basso, ma solo di controllo e di sottomissione, al fine di continuare una situazione dannosa.Con questa ennesima rivisitazione, la tragedia shakespeariana si colora di nuove tinte, che le donano un aspetto in parte diverso dal solito modo in cui viene concepita pur preservando, nonostante tutto, la sua anima immortale.
(Lucia Mancini)
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