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“Se tutto va male divento famoso”: una parodia della società dell’informazione

Quante volte si è sentito parlare della crisi del lavoro? Indubbiamente si tratta di uno dei temi più scottanti per la società odierna. Chi ha un impiego dovrebbe tenerselo ben stretto, data l’attuale situazione. Può accadere, infatti, che una qualsiasi azienda possa decidere, di punto in bianco, di mandare a casa un numero non trascurabile di persone. Tutto per far quadrare i conti. È la situazione in cui si trovano i quattro protagonisti di “Se tutto va male divento famoso”. Colleghi di lavoro ed amici nella vita, vengono inaspettatamente licenziati in tronco dalla multinazionale per cui lavorano da anni. Se prima si lamentavano dei ritmi lavorativi, della normalità diventata sinonimo di schiavitù; ora rimpiangono quella routine in quanto essa era fonte di sostentamento economico. Cosa decideranno di fare, allora? Dopo un periodo di smarrimento e di depressione, dopo proposte di lancio di progetti finanziari campati in aria, Jacopo (interpretato da Gabriele Pignotta) ha un’idea: perché non unirsi assieme e partecipare alle selezioni di un talent show televisivo? Il premio offerto in palio ai vincitori risolverebbe tutti i loro problemi. Gabriele Pignotta si conferma le sue doti di regia e sceneggiatura. La narrazione è lineare, piacevole da seguire. Non si cade mai in eccessi di volgarità. Il perno di riuscita nel suscitare la risata del pubblico sta nell’accoppiata con Fabio Avaro, al quale sono affidate molte delle battute più divertenti. Efficace anche il personaggio interpretato da Cristiana Vaccaro, abile a dare l’idea della persona ansiosa, nevrotica, insicura e spaesata, forse proprio per questo simpatica. Positiva, infine, anche la prova di Ilaria Di Luca, nelle vesti del capo che si ritroverà a condividere lo stesso destino dei suoi ex dipendenti. Il passaggio dall’austerità alla vicinanza emotiva è ben reso dalla sua recitazione. Dall’inizio alla fine è evidente una cosa: il quartetto di attori è molto affiatato. Del resto non è la prima volta che lavorano insieme.Lo scorrere del racconto ricorda un po’ l’impostazione di una fiction televisiva: assistiamo ad episodi il cui elemento separatore è la musica. Forse è emersa, in quest’aspetto, la formazione televisiva del giovane autore.“Se tutto va male divento famoso” non è certo uno di quegli spettacoli che lascia un messaggio forte. Non fa riflettere dopo essere usciti dal teatro. Tuttavia, fa divertire ed offre al pubblico un momento di distensione. Lo spettacolo di Pignotta è un’analisi ironica della nostra società, delle nostre contraddizioni interiori, della nostra voglia di apparire, dei nostri sogni mai sopiti. Un’opera, insomma, che non vuole avere grandi pretese. Sta in questa umiltà la sua più profonda riuscita. 

 

(Marco Pennacchia)

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