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“Si ammazza troppo poco. I crimini di guerra italiani, 1940-43” di Gianni Oliva

Nel corso della manifestazione “Wine Book – Incontri conviviali con i libri e con gli autori” è stato presentato al Teatro Vittoria di Roma il libro “Si ammazza troppo poco. I crimini di guerra italiani, 1940-43” di Gianni Oliva. Il titolo e'' tratto testualmente da un intervento dell''agosto 1942 di Mario Robotti comandante dell''XI Corpo d''Armata in Slovenia. Senza dimenticare il generale Mario Roatta comandante della 2ª Amata che raccomandò ai suoi uomini: “Non dente per dente, ma testa per dente''''. Insomma gli italiani in guerra, in Grecia, nel Balcani, in Africa, ma anche altrove, non sono stati per niente ''''brava gente'''': basti pensare che alla fine del conflitto ad una Commissione internazionale furono inoltrate nei confronti di autorità civili e militari 997 richieste di estradizione per crimini di guerra perpetrati contro i civili e 863 per crimini contro i prigionieri di guerra. Niente a che vedere ovviamente con le percentuali raggiunte dai tedeschi, ma le cifre ''''stanno a dimostrare - dice Oliva - che il soldato italiano non è stato né peggiore né migliore di quello britannico, francese o americano''''. Lo stereotipo insomma è proprio uno stereotipo, ma ha avuto una funzione ben precisa: elaborare un''immagine della storia del passato ad uso del presente. E qui Oliva allarga la sua analisi: il mito dell''italiano buono è servito a vari obiettivi, tutti assolutori. Il primo è stato quello di dissociare il popolo da Mussolini e dal fascismo che sono stati una parentesi della storia italiana. Tutto quello che il fascismo e la monarchia hanno fatto - dall''alleanza con la Germania nazista, alle leggi razziali, alla guerra 1940-1943 - non c''entra con gli italiani i cui veri valori - secondo obiettivo - sono stati rappresentati prima dall''antifascismo durante il ventennio e dopo dalla Resistenza, vera e propria “guerra di popolo”. Non a caso l''Italia ha finito la guerra dalla parte dei vincitori. Una ricostruzione che sta bene sia ai governi centristi dal 1947 in poi preoccupati di salvare la continuità del ceto dirigente fortemente compromesso, invece, con il fascismo, sia alle forze di sinistra a cominciare dal Pci togliattiano che trova nella Resistenza di popolo la sua legittimazione come forza politica nazionale. Manca l''ultimo tassello: rimuovere tutto ciò che può incrinare la normalizzazione e quindi stendere il silenzio sui crimini e i criminali di guerra. Per farlo non si guarda tanto per il sottile e qui entra in scena quello che Oliva chiama ''''il baratto delle colpe''''. Ne è teorico l''allora ambasciatore italiano a Mosca Pietro Quaroni: se l''Italia, come presunta potenza vincitrice, si ostina - dice - a chiedere di processare i criminali di guerra tedeschi, non potrà dir di no alle richieste di far processare i ''''suoi'''' di criminali. E questo - aggiunge - rischia di inceppare il meccanismo di ricostruzione dell''identità nazionale e l''immagine della nazione stessa. “Wine Book – Incontri conviviali con i libri e con gli autori” continuerà ogni martedì alle 17 al Teatro Vittoria. Un’ora di conversazione in cui Massimo Cinque e Arnaldo Colasanti intervistano gli autori dei libri sfogliando pensieri, sorprese, aneddoti e suggestioni. Al termine sarà possibile degustare formaggio e buon vino. Ingresso libero.
Simona Ottavo

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