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“uk=0” in scena dal 18 dicembre, ad opera della compagnia Varitmès

Il nome Varitmès, nasce da un acronimo che fonde i nomi Valentina, ritmica e Silvia, ovvero quelli delle fondatrici della nota compagnia di danza cagliaritana e l’amore per la ginnastica ritmica, disciplina che entrambi hanno praticato fin dall’infanzia. Silvia Pietrangeli e Valentina Angius hanno alle spalle anni di agonismo ed hanno partecipato a numerose competizioni regionali e nazionali, sia individuali che a squadre, ottenendo ottimi risultati nell’ambito della ritmica e della danza moderna. Sette anni fa, hanno deciso di fondare la Varitmès.

 

C.C:      Due giovani coreografe, una laureata in giurisprudenza ed una in ingegneria, nel 2003 fondano la compagnia di danza Varitmès. La passione per la ginnastica e per la danza  hanno avuto la meglio su toghe ed aree edificabili?

 

No, diciamo che coesistono. La passione prima per la ginnastica, poi per la danza, crea un equilibrio con un lato un po più “convenzionale” della nostra vita, che è il frutto dei nostri studi. E' un equilibrio delicato, a volte si sbilancia in un senso o nell'altro, ma poi l'ago della bilancia passa di nuovo per il centro.

 

C.C:      Dai vostri lavori emerge la continua fusione di diverse forme espressive nel linguaggio coreografico della danza. Potreste spiegarci meglio?

 

Ci piace la ricerca e la sfida di affinare un linguaggio teatrale tutto nostro, frutto del bagaglio artistico ed emozionale di ciascuna di noi; per questo esploriamo altre forme di comunicazione, come il teatro, i video, le arti figurative e le relazioniamo al movimento, al gesto, alla fisicità della danza.

 

C.C:     L’uso di simboli, l’unione di elementi teatrali ed arti figurative, l’elemento narrativo trattato in modo antinaturalistico, danno vita ad una forma di danza spesso allegorica. Come si rapporta il pubblico a tale peculiarità?

 

Il pubblico che sceglie di assistere ad uno spettacolo di danza contemporanea solitamente è molto curioso e questo ci aiuta a trovare il coraggio di affrontare tematiche impegnative con strumenti contemporanei. Abbiamo sempre il massimo rispetto nei confronti degli spettatori e del tempo che loro ci dedicano assistendo alle nostre rappresentazioni;  per questo, già da diversi anni, proponiamo loro un breve questionario da compilare al termine dello spettacolo, per avere un riscontro diretto e creare un legame di crescita reciproca.

 

C.C:     Operate stabilmente a Cagliari? Che opportunità offre la città e l’intera Sardegna, ad una compagnia sperimentale ed innovativa come la vostra?

 

Operiamo in Sardegna, principalmente a Cagliari, ma il nostro intento è quello di poter portare i nostri lavori anche fuori dalla Sardegna. Nel Febbraio 2010 la compagnia ha presentato a Berlino la performance "Interferenze" all'interno dell'evento organizzato dalla Camera di Commercio Italiana per la Germania e lo Stammtisch Italo-tedesco, ed è stata un'esperienza molto interessante.

 

C.C:     Alcuni dei vostri spettacoli sono stati realizzati grazie a contributi regionali (Legge n°17 del 1950), provinciali e comunali. In seguito ai tagli al FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), come vi pronunciate a riguardo?

 

Quest’anno siamo state inserite tra le compagnie sostenute dalla Regione Sardegna (legge L.R. 22/01/1990 n. 1, art. 56) e questo riconoscimento importante, rappresenta sen’altro un passaggio fondamentale nella crescita della compagnia. La nostra speranza è che le istituzioni capiscano il valore sociale dell’arte e della cultura e soprattutto ci auguriamo che i drastici tagli che si profilano all’orizzonte non spazzino via le giovani realtà emergenti, travolgendone non solo la prospettiva di crescita, ma soprattutto l’entusiasmo e i sogni.

 

C.C:      Silvia Pietrangeli, al fine di approfondire tecniche innovative e sperimentali, si è recata in Germania per un anno ed ha frequentato corsi di Teatro-Danza. Può raccontarci le sue esperienze nella patria della Signora Baush, di Hoffman e Kresmik, nella patria del Tanz Theater?

 

La Germania è un paese che amo particolarmente, tant’è vero che dopo i mesi trascorsi  a Colonia nel periodo universitario, sono voluta tornare, questa volta a Berlino, per un’altra esperienza lavorativa che mi ha impegnata sino a poco tempo fa. L’aria che si respira nella capitale tedesca, animata da giovani di tutte le nazionalità è una sferzata di energia e libertà che mi ha conquistata immediatamente. La Germania è un paese dove fare arte e cultura, a qualunque livello, è considerata una cosa seria, (non un mero capriccio narcisistico com’è spesso inteso dalle nostre parti) e soprattutto è considerata una risorsa per la società che merita sempre il massimo rispetto e sostegno.

 

C.C:      Valentina Angius come lei ben sa, il ginnasta come il danzatore, ma anche l’attore, è sia il materiale che l’organizzatore del proprio materiale corporeo. Provenendo dallo sport agonistico, quanto reputa importante conoscere e padroneggiare il linguaggio del proprio corpo?

 

E' fondamentale per un danzatore avere coscienza del proprio corpo e la ginnastica ci ha permesso di sviluppare un'importante consapevolezza. E' una capacità che deriva anche dall'esperienza maturata negli anni, ma avere a che fare fin da un'età molto giovane con uno studio del corpo che porta a riconoscere limiti e potenzialità del proprio fisico, è un notevole punto di partenza.

 

C.C:      “La Tela”, “Omissis”,”Appesi al cielo”, “Inutili abbracci”, “Avamposti contemporanei” sono solo alcuni dei titoli dei vostri lavori. Esiste un filo conduttore che lega tra loro questi spettacoli?

 

Non sappiamo se ci sia un filo conduttore vero e proprio, quantomeno consapevole. Forse l’unica cosa che li unisce può essere definita un’assenza, nel senso che nei nostri spettacoli non ci sono mai verità precostituite o dogmi da affermare. Il nostro campo d’indagine è quello dei sentimenti, dell’animo umano, sempre scivoloso e sfaccettato, impossibile da imbavagliare tra mura di certezze. L’unica cosa che proviamo a fare è cercare d’illuminarlo, di coglierne almeno un riflesso.

 

C.C:     Una full immersion di quattro giorni per esplorare tecniche e metodologie della danza contemporanea e ancora la possibilità di partecipare alla messa in scena di uno spettacolo. 

Sono queste le finalità del laboratorio dal titolo “Pre Scena” da voi organizzato a Cagliari in questi giorni, alla conclusione del quale, saranno selezionati alcuni partecipanti da inserire nella vostra ultima produzione dal titolo “uk=0”, dal 18 dicembre  in scena all’Auditorium Comunale di Piazza Dettori. Come stanno procedendo i lavori?

 

Per noi quella dei laboratori è una nuova esperienza, ma si sta rivelando molto interessante. Ciò che ha caratterizzato i nostri lavori e le collaborazioni con altri artisti fin dai primi anni di lavoro, è stato lo scambio continuo di idee e l'interazione. In questa occasione abbiamo cercato questo, ciascun partecipante ha “dato” allo spettacolo un sua impronta, qualcosa di suo. Ed il lavoro finale pensiamo che rivelerà quella autenticità che non può essere scritta in una sceneggiatura.

 

C.C:      Augurandovi il meglio per questo nuovo spettacolo vi chiedo di dare al pubblico tre buoni motivi affinchè venga a vedere il vostro “uk=0”.

 

Solo tre??? No, scherziamo...

Allora vediamo, prima di tutto perchè  da una formula matematica sono sempre venute fuori grandi scoperte, poi perchè varrà la pena  assistere ad un'interazione tra  danza, musica e video sviluppata in chiave contemporanea, grazie anche alle improvvisazioni del musicista Fabrizio Nocci e del video-artista Daniele Spanò, e infine… perchè dopo lo spettacolo è previsto un ottimo aperitivo nel quale potremo salutarci e scambiarci gli auguri di Natale! 

 

(Cinzia Crobu) 

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