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“Stonehearst Asylum”: l’anarchia della ragione dal racconto di Poe al cinema di Brad Anderson

Follia, sovversione, amore: tre concetti che finiscono per sovrapporsi nel gioco di specchi costruito dal genio di Edagar Allan Poe, nel 1845, per il suo racconto “Il sistema del dottor catrame e del prof. Piuma”.

Quello che era un racconto horror con intenzione di denuncia sui “sistemi” usati nei manicomi della Francia meridionale, diventa un thriller “edulcorato” di cui Anderson esalta soprattutto la dimensione fantastica.

Calato in un’atmosfera nebbiosa, quasi “transilvanica” (il film è girato in Bulgaria), il racconto parte dal 1899, a ridosso dell’ultimo natale del secolo: il neo-laureato in medicina Edward Newgate arriva al manicomio “Stonehearst Asylum” per iniziare il suo tirocinio; qui incontra il dottor Lamb (un efficacissimo Ben Kingsley), che sta attuando un nuovo metodo di cura per suoi “casi umani” , una terapia “dolce” che prevede la totale partecipazione dei pazienti nella vita del nosocomio. Ben presto però, il giovane Edward scopre  di essere entrato a far parte di un meccanismo distorto, in cui le prospettive si ribaltano e i ruoli si confondono.

Anderson decide di porre al centro del suo intreccio la storia d’amore (il sentimento folle e sovversivo per eccellenza) che coinvolge il protagonista e la bellissima paziente Eliza Graves: se la scelta pare giustificata dal fatto che proprio quell’amore diventa la chiave della risoluzione a sorpresa della trama ordita da Poe, meno condivisibile è la riuscita, che finisce per far debordare nel melò, quello che poteva essere un thriller psicologico potentissimo. Rimane una fotografia splendida, che con le sue definizioni simboliche di caldo=interno e freddo=esterno, contribuisce a tenere vivo l’immaginario del racconto originale e, insieme alla musica, mantiene mediamente alta la tensione dello spettattore.

Lì dove malattia e terapia si confondono e annullano, dove tutte le istintività prendono il largo tra gli “anarchici della ragione”,  in quell’angolo remoto dell’animo umano, lì resiste ancora la forza di Edagar Allan Poe.

Lasciando la sala, quando finalmente le suggestioni accumulate durante la visione possono fluire libere, vengono alla mente i versi di “Brain Damage” dei Pink Floyd: “the lunatic is in the hall/ the lunatics are in my hall...”

 

(Adriano Sgobba)

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