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“Tutti pazzi per Rose”: non è facile emozionarsi con la dattilografia

Siamo nel 1959, Rose Pamphyle è una bella e timida ragazza di 21 anni, vive in un piccolo paesino della Francia del Nord, ma sogna una vita indipendente e avventurosa. Parte quindi per Lisieux, capoluogo della bassa Normandia, dove partecipa ad un colloqui per diventare segretaria in una società di assicurazioni “un lavoro moderno, che ti fa conoscere molta gente e girare il mondo”. Luis Echard, affascinante titolare dell’agenzia, decide di scartarla ma Rose, impugnata la macchina da scrivere rivela il su incredibile talento: la ragazza sa dattilografare ad una velocità, e con una precisione, impressionanti. Luis non può far altro che concederle il lavoro a patto però di partecipare alle gare regionali di velocità dattilografica. La ragazza scalerà le vette del successo stenografico, e per smentire il proverbiale detto la fortuna non le sorriderà solo nel gioco, ma anche in amore.  Per il suo esordio alla regia Régis Roinsard si cimenta con la commedia romantica, di chiara ispirazione classica americana, ambientata dei coloratissimi e rutilanti anni Sessanta, durante i quali le giovani ragazze iniziavano a preferire una bella carriera ad una moderna lavastoviglie. Anche Rose lo fa, lascia il suo paese e lascia il promesso sposo, mai amato, per cercare una strada indipendente e moderna. Che anche lei cadrà, alla fine, tra le braccia di cupido è abbastanza scontato fin dall’inizio, ma non è questo ciò che convince meno del film. Quello che sembra un po’ carente è il meccanismo narrativ: Rose ha un talento naturale per la dattilografia (talento che in realtà non suscita in noi spettatori, particolare emozione o ammirazione) e il suo scopo è quello di vincere i campionati mondiali. Sono ben pochi gli ostacoli che la separano realmente dal raggiungimento del suo obbiettivo, così come è ben visibile l’attrazione che i due protagonisti provano reciprocamente, fin dall’inizio. Si tratta quindi di aspettare, per un paio di ore, che gli eventi e le circostanze portino al finale che già ci aspettiamo. Il burbero padre della ragazza, che la voleva moglie e madre devota si ammorbidisce in un batter d’occhio, la temibile campionessa nazionale non ha un record così irraggiungibile, l’amore evidente fin dal primo colloquio semplicemente esploderà non appena gare e allenamenti saranno terminati. Una commedia allegra, spensierata, molto ben recitata, ma che non ci tiene certo con il fiato sospeso.

(Marianovella Bucelli)

 

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